Un caso di degenerazione maculare



Riporto questa vicenda a titolo di doverosa testimonianza, non intendendo con ciò sminuire o sottovalutare le cure tradizionali, né sconsigliarne l'applicazione.

5 luglio 1999. Come d'abitudine, la mia mamma si appresta a trascorrere parte del suo tempo libero al pc, di cui è patita, ma, immediatamente, nota con stupore un effetto inspiegabile sulla tabella a cui sta operando: i bordi, normalmente dritti, appaiono stranamente spezzati.

Dopo i primi momenti durante i quali si affanna a riavviare il sistema, a riaccendere il monitor, a creare una copia del file, imputando l'anomalia all'ennesima disfunzione del suo stagionato e inaffidabile computer, viene colta da un pensiero nefasto. In un flash le ritorna alla mente un'immagine descrittale dal fratello l'anno precedente nel narrare del primo sintomo di una bruttissima patologia: in quella circostanza egli infatti le aveva illustrato come la linea del mare all'orizzonte d'un tratto gli fosse apparsa seghettata. Da quel primo episodio allertante la vista di mio zio era rovinosamente degenerata, da quell'estate al Natale successivo non era già più in grado di leggere con l'occhio in questione, che manteneva la sola visione periferica, e, l'anno successivo, in un intervallo di tempo analogo, anche l'altro occhio subiva il medesimo inarrestabile declino.

In preda a questo avvilente presagio mia madre si affretta a prenotare una visita oculistica che, malauguratamente, conferma i suoi sospetti: si tratta di degenerazione maculare. La diagnosi del medico è impietosa: nessuna reversibilità, nessuna terapia, l'oculista si limita a suggerirle di sottoporsi ad un esame diagnostico, la fluorangiografia, rinviandolo però ad un periodo successivo all'estate, in maniera tale da avvalersi delle strutture di un centro "di sua fiducia".

Mia madre, a parte il comprensibilissimo avvilimento, riceve dall'atteggiamento del dottore un'impressione molto negativa, troppo rinunciatario e "interessato", e decide, conseguentemente, di seguire altre piste. Contattato il fratello, ne riceve il suggerimento di sperimentare taluni integratori alimentari da lui assunti, senza peraltro alcun esito riparatore della retina, e intraprende, con deboli speranze, questa cura la quale prevede l'alternanza di due prodotti in periodi successivi, pari a un mese ciascuno. Si tratta di prodotti a base di: Vitamina C, Vitamina E, Betacarotene, Zinco, Rame e Selenio, con Licopene (primo mese) e Nicotinamide, Vitamina E più Luteina (secondo mese).

Lo stato d'animo di mia mamma si fa, giorno dopo giorno, sempre più sconfortato. Per strada, in casa, ovunque si trovi, tenta sempre di evitare allo sguardo le linee rette che, apparendo distorte, istantaneamente e beffardamente le rammentano il processo degenerativo in atto: impresa disperata considerato che senza saperlo viviamo in un mondo dominato dagli spigoli!

Arriva agosto e partiamo ugualmente per la vacanza in Russia da tempo programmata, costantemente sovrastati da questa sentenza inappellabile che induce mia madre ad ammirare città, monumenti e paesaggi con la stessa attitudine di chi sente di approfittare forse di un'ultima occasione.

Rientrata in Italia, sottopostasi alla fluorangiografia, la mia mamma stabilisce di interpellare l'oculista che, per problemi di diversa natura, seguiva all'epoca mio padre e fissa così un appuntamento.

In questo periodo l'articolo di un quotidiano le riporta alla memoria un libro, che le era stato regalato nel lontano 1953, di un dottore americano, tale Bates, il quale aveva elaborato le sue teorie in un metodo volto alla riabilitazione funzionale degli occhi. Quando da giovane aveva ricevuto questo manuale, in realtà non le era sembrato che i tentativi di applicazione delle pratiche si fossero rivelati fruttuosi, ma si sa che nel momento dello sconforto ci si aggrappa anche alle più tenui speranze.

Decide così di rintracciare qualche testo più aggiornato; a seguito di una piccola ricerca in libreria, acquista "Vedere bene senza occhiali" di Market e si pone all'opera. Esercitandosi con la frase più piccola della tabella contenuta nel libro, fa una scoperta rincuorantissima: quelle minuscole letterine sono nitide e visibili al centro del campo visivo di entrambi gli occhi, nonostante l'incipiente cataratta diagnosticatale in precedenza e a dispetto della stessa degenerazione maculare che, a quanto pare, non ha ancora compromesso totalmente il suo visus. Questa constatazione è una vera ventata di ottimismo che le dà la carica per applicarsi nelle tecniche batesiane che maggiormente sembrano beneficiarla: palming, lettura microcaratteri, visualizzazione di un punto nero, fissazione centrale.

Questo impegno quotidiano l'accompagna fino al giorno dell'appuntamento con il secondo oculista. L'abitudine acquisita ad eludere la vista delle linee rette le ha impedito, al tempo stesso, di notare una significativa differenza: quella distorsione così evidente nei primi momenti si è talmente attenuata da apparire attualmente trascurabile.

La visita oculistica conferma questa regressione: il liquido rilasciato da un vaso sanguigno al di sotto della retina dell'occhio sx (evidentissimo nella fluorangiografia) si è riassorbito, "per grazia di Dio" a detta dell'oculista stesso.

La gioia è tanta, mia madre con enfasi mi propone il metodo Bates e caldeggia la sua applicazione, da parte mia condivido i suoi entusiasmi ma non mi trovo in un momento adatto ad intraprendere questo cammino e rinvio, fino a quando, trovata la giusta disposizione, mi ci dedico con passione.

Quanto a mia madre attualmente riesce a vedere in maniera ottimale la griglia di Amsler, usata per testare la presenza di una maculopatia, e percepisce, esclusivamente quando è impegnata nelle faccende domestiche, una lievissima ondulazione del bordo delle piastrelle di casa all'estremo margine sinistro del campo visivo. Le è restata una generalizzata fobia nei confronti del sole, mitigatasi negli ultimi tempi.

Se le ricordo i benefici del metodo, lei sostiene che è avvenuto tutto per opera della Provvidenza. "Si, magari la Provvidenza si è servita del metodo Bates!" le rispondo io.

Non so se si siano mai registrati effetti positivi delle tecniche Bates in casi di degenerazione maculare, mi sembra di aver letto di episodi di glaucoma, cataratta e, non vorrei ricordare male, la Corbett parla anche di un caso di distacco della retina.

Ignoro se esistano spiegazioni scientifiche che danno conto razionalmente del processo di miglioramento di cui mia madre ha goduto, generalmente questa patologia viene indicata come irreversibile, per questi motivi a me piace continuare a pensare romanticamente che la pratica batesiana abbia avuto un ruolo in tale recupero.

Quale sia l'interpretazione accolta e a dispetto delle comuni credenze riguardo l'AMD (age-related macular degeneration), mi auguro che questa vicenda possa aprire un nuovo spazio alla speranza e alla fiducia.

Postato Lunedì 21 Febbraio 2005 da Laura

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