Sul Sole



La questione più controversa e discussa dagli stessi sostenitori del metodo Bates è il trattamento con il sole, una diatriba che dura ormai da diverse decine di anni, che ha ben poche ragioni di sussistere, se non appunto quella di dividere in gruppi opposti persone che altrimenti potrebbero cooperare per la diffusione del metodo.

Un antico detto romano, usato a tutt'oggi a piene mani, recita: "Dividi et impera". Da Roma in poi, questo concetto è stato parte integrante dei manuali di strategia militare e politica e si può affermare tranquillamente che, ove applicato, ha dato invariabilmente copiosi frutti. Questa divisione però, è veramente fondata sul nulla o quasi, in quanto entrambi i gruppi hanno valide ragioni per sostenere la propria tesi e altrettanto valide ragioni per negare le tesi altrui.

Agli inizi del diciannovesimo secolo il rachitismo, la tubercolosi e altre affezioni procuravano disagi, sofferenze e lutti. In parallelo con l'inizio della rivoluzione industriale, le campagne si svuotavano e le città cominciavano ad attrarre un sempre maggior numero di persone. Le fabbriche lavoravano a pieno ritmo e avevano bisogno di sempre maggior manodopera.

Immensi quartieri-dormitorio, squallidi e senza anima, diventeranno, di lì a pochi anni, gli unici luoghi di ricovero delle masse operaie. Luoghi bui e senza gioia, senza verde, a volte persino senza finestre e senza cortili ...

In un arco di tempo relativamente breve l'uomo civilizzato si ritrovò a cambiare radicalmente abitudini e ritmi di vita. Pensare che tutto ciò non potesse avere conseguenze è quantomeno illusorio. Tralasciando i rivolgimenti sociali ed economici, si può affermare che il maggior impatto di questo cambiamento epocale fu vissuto dall'uomo sulla propria pelle, sul suo stesso corpo.

Fino ad allora, gli uomini regolavano la propria vita in base a ritmi naturali, esistenti da millenni. Il contadino si alzava all'alba, sbrigava il suo lavoro e all'imbrunire era pronto per il riposo. Altrettanto facevano i pastori, i fattori e tutta la comunità. Buona parte della vita si svolgeva all'aperto, a volte sotto un sole cocente, a volte sotto le intemperie.

Erano abituati alla luce ed all'oscurità in modo naturale, anche la luce intensa del mezzodì era da loro ben tollerata e non avevano particolari carenze vitaminiche anche se non si nutrivano certo in modo adeguato (e francamente eccessivo) come al giorno d'oggi. Con la migrazione verso le città le cose cambiarono e il numero delle malattie da scompenso vitaminico cominciò a crescere vertiginosamente. Malattie la cui cura era essenzialmente riposo, aria, luce e prodotti freschi.

La scoperta della vitamina D e della singolare produzione all'interno del corpo umano, essenzialmente per esposizione ai raggi solari, contribuì non poco a gettare nuova luce su queste malattie.

Questa molecola in pratica è presente anche nei vegetali e forse è l'unica vitamina di cui si può disporre senza assumere integratori o alimenti; infatti, bastano pochi minuti di esposizione alla luce del giorno, anche senza sole, per assicurarsi la giusta quantità di vitamina D. Essa viene prodotta dall'irradiazione agli ultravioletti di una forma particolare di colesterolo presente nella pelle ed in altri organi e viene poi immagazzinata all'interno del corpo umano in forma non attiva per poter essere usata al momento del bisogno.

La produzione di vitamina D è maggiore naturalmente durante l'estate e minore d'inverno. La sua carenza determina disturbi nell'assimilazione del calcio, rachitismo, tetania e diversi studi hanno evidenziato anche sordità , miopia, cheratocono e malformazioni dentali. Tra gli effetti benefici si presume che la vitamina D rallenti lo sviluppo di alcune forme tumorali, tra cui il retinoblastoma, e sia parimenti efficace nella cura di cataratte, glaucoma e nelle miodesopsie.

Due cose vorrei evidenziare: primo, la produzione di vitamina D è ostacolata dalla mancanza di raggi ultravioletti, che non penetrano in luoghi chiusi e sono fermati da vetri, creme solari con fattore di protezione maggiore di 8 ed occhiali da sole e addirittura dagli stessi vestiti e, secondo, la maggior parte degli ultravioletti passa nel corpo umano, al suo interno, tramite l'occhio, andando a promuovere la formazione di altre, ancora in gran parte sconosciute, sostanze ; se lo si sbarra con occhiali da sole o anche semplici vetri piani, i cosiddetti "occhiali riposanti", i raggi UV non passano più!

Tra l'altro, gli alimenti non forniscono un quantitativo significativo di questa vitamina, ad eccezione dell'olio di fegato di merluzzo.

Quindi la ricerca scientifica ha evidenziato, al di là delle pure e semplici supposizioni ed ipotesi, l'effetto benefico dell'esposizione al sole, capovolgendo l'assunto "sole = cataratta, retinite". In realtà l'aumento dei casi di cataratta e di altre malattie oculari è spiegato dal maggior ricorso alle cosiddette "protezioni", siano esse creme solari, filtri, occhiali da sole eccetera. In merito, anche i maggiori casi di melanoma possono essere riportati proprio ad un maggiore uso di creme solari che agiscono da barriera per la formazione della vitamina D.

Se l'effetto antitumorale di questa vitamina venisse confermato dalle ricerche in corso, ecco che davvero l'Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe far sentire la sua voce contro le "protezioni". Che in pratica impedirebbero la formazione degli anticorpi naturali e necessari per la difesa da queste malattie, agendo quindi da fattori cancerogeni, per paradosso!

Anche un'altra sostanza è legata al ritmo circadiano, la melatonina, la cui sintesi viene bloccata dalla luce e favorita dall'oscurità. Questa è una molecola con spiccata attività metabolica, che si comporta in maniera simile ad un ormone (anche se non lo è, come anche la vitamina D, del resto) e che è coinvolta nella produzione di speciali anticorpi che eliminano rapidamente le cellule impazzite, quelle che possono dare origine a fenomeni tumorali.

In pratica, tutte le ricerche conducono all'affermazione che il sole è necessario all'uomo per un'infinità di motivi. C'è un elenco enorme di malattie che possono migliorare e guarire semplicemente esponendosi al sole e se credete il contrario, siete vittime della pubblicità ingannevole orchestrata da aziende interessate che non possono certo brevettare i raggi solari! Per fortuna negli ultimi tempi si assiste ad un certo risveglio nell'opinione pubblica! L'informazione è però necessaria e deve essere approfondita, ciascuno di noi deve valutare criticamente le notizie che arrivano da qualsiasi fonte, per quanto "autorevole" essa sia.

Bates intuì semplicemente che l'esposizione al sole, con la dovuta gradualità e preparazione necessaria, fosse fondamentale per la salute dell'organismo umano e questo parecchi anni prima della scoperta della vitamina D, avvenuta nel 1936 e di cui si trovano tracce per la prima volta solo nel 1919, cioè molto tempo dopo la pubblicazione dei primi risultati dei suoi esperimenti. Nel 1920 egli scrive il suo libro, "Perfect Sight Without Glasses", in cui, nel capitolo dedicato alla visione in condizioni difficili, parla dell'esposizione al sole così:

"... nè deve la persona con visione difettosa tentare, senza qualche preparazione, di fissare oltremodo il sole a mezzogiorno. Ma proprio come l'invalido può gradualmente aumentare la sua forza finché la Maratona non lo terrorizza più ..." (vista perfetta senza occhiali, Juppiter Publishing Company, 2002).

Si capisce che l'obiettivo è quello di giungere a osservare il sole ma attraverso una preparazione, una gradualità dettata principalmente dal buonsenso. Le fazioni opposte di cui si parlava all'inizio di questo articolo sembrano entrambe trascurare parti del ragionamento di Bates per tirare acqua al proprio mulino. La verità, come sempre, è semplice e sfugge ai più solo per la sua semplicità.

Chi dice che una persona con problemi visivi guarisce solo se si schiaffa negli occhi una dose enorme di raggi solari è in errore; altresì chi dice che osservare il sole fa male è in errore. La verità è che dopo una certa preparazione chiunque può arrivare ad osservare il sole con enormi benefici. Bates usava, su certi pazienti con problemi di fotosensibilità, la lente solare per concentrare la luce sulla sclera, la parte bianca degli occhi, con successo. Non dobbiamo però dimenticare che non la usava su TUTTI i pazienti, ma solo su chi riteneva potesse averne un beneficio.

Bates ha indicato, per la riuscita del suo metodo, due cose essenziali: la pratica alla tabella di Snellen così come indicato da lui stesso nel suo libro e la lettura della stampa fine. Gli altri metodi si applicano essenzialmente a condizioni particolari ma ciò non significa negare la loro validità. In certe persone, specialmente afflitte da fotofobia, l'esposizione al sole è risolutiva, dove per questo termine s'intende la guarigione completa e definitiva.

Per concludere, anche se vi sarebbe ancora molto da dire a tal proposito, non temete il sole! La stessa composizione dell'occhio è stata modellata per rispondere alla sua luce e per sfuggire al suo calore intenso. Milioni di anni di evoluzione ha portato l'occhio ad essere così com'è; la forma e la specializzazione dell'occhio sarebbe molto diversa se avesse dovuto sfuggire il sole. Esistono animali che vivono a profondità abissali che hanno occhi enormi oppure completamente atrofizzati, ma pur sempre presenti, in ragione della luce del sole. L'occhio è la risposta della natura al sole!

Postato Domenica 21 Agosto 2005 da Nicolò


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Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole