Better Eyesight - Luglio 1929 - N.1





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Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

IMMAGINI MENTALI

Quando la vista è imperfetta, l'immagine mentale di una lettera conosciuta della tabella di Snellen, guardata ad occhi aperti, raramente, o addirittura mai, è ricordata, immaginata o vista perfettamente. Chiudendo gli occhi, la stessa figura mentale può essere immaginata in modo da avvicinarsi maggiormente alla perfezione. Immaginando, meglio che sia possibile, la lettera conosciuta ad occhi aperti e poi ricordandola meglio ancora ad occhi chiusi, l'immaginazione migliorerà la vista e, con gli occhi aperti, sarà possibile vedere anche le lettere sconosciute.

Il miglioramento della visione è dovuto alla riduzione dei mutamenti organici dell'occhio. Quando la vista è imperfetta a causa dell'opacità della cornea, un'immagine mentale, visualizzata chiaramente, attenua o guarisce l'anomalia della cornea stessa. Una gran quantità di casi di cataratta, nei quali i cristallini sono più o meno opacizzati, sono stati alleviati o guariti per mezzo delle immagini mentali. Quasi tutti i mutamenti organici del bulbo oculare che indeboliscono la vista hanno avuto, in pochi minuti, un certo miglioramento; tutte le deformazioni dell'occhio, indipendentemente dalla rispettiva causa, sono migliorate o guarite, dedicando ad esse un tempo sufficiente, grazie all'immaginazione perfetta di una lettera, un albero, un fiore o di qualsiasi cosa venga ricordata perfettamente.

Non conosco un metodo per conseguire il rilassamento o la vista perfetta che sia così efficace e garantito quanto la visualizzazione di immagini mentali. Dovrebbe evidenziarsi che un'immaginazione, buona o perfetta, di figure mentali ha determinato, nella totalità dei casi, un miglioramento di entità tale da persuadere che l'immaginazione è in grado di sanare i mutamenti organici dell'occhio più rapidamente, più precisamente e più stabilmente di qualsiasi altro metodo.


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BUTTATE GLI OCCHIALI

del dottor William H. Bates


(Nota dell'Editore: Quella che segue è la ristampa di un articolo apparso sul numero di settembre 1923 di Hearst's International, che viene ripubblicato su Better Eyesight dietro suggerimento di alcuni dei nostri lettori).

Più di trent'anni fa, non conoscendo di meglio e lasciandomi indirizzare dalla pratica degli altri oculisti, consigliavo ai pazienti dalla vista imperfetta di buttar via i loro occhi e di vedere con gli occhiali. Da allora ho compiuto delle considerevoli scoperte che mi hanno consentito di curare le persone senza bisogno di occhiali. Lo slogan attualmente è diventato: "Gettate via gli occhiali e guardate con i vostri occhi".

Ci stiamo trasformando velocemente in una nazione di quattrocchi. L'entusiasmo degli oculisti si concretizza nel prescrivere occhiali a molte persone che non ne hanno bisogno. Appena ci rechiamo dal dottore lamentandoci dei nostri occhi, di qualche disturbo nervoso della nostra mente e della nostra testa, dello stomaco o di qualcos'altro, il medico prescrive gli occhiali. Cinquant'anni fa il numero delle persone che portavano gli occhiali era di gran lunga inferiore rispetto ad oggi. La natura umana è tale che quando qualcuno ricorre agli occhiali, ci si convince che tutti debbano fare del pari ed indossarli a loro volta. Quando persone illustri lanciano una moda, la truppa sente di doversi conformare. In questo Paese, con una popolazione di circa centodieci milioni di abitanti, è un fatto documentato che, secondo le vecchie teorie, tutte le persone ultraquarantenni dovrebbero ricorrere agli occhiali.

Alcuni specialisti dell'occhio si sono spinti così oltre da affermare che tutti i bambini che frequentano la scuola dovrebbero portare gli occhiali per dare sollievo alla vista imperfetta o per prevenire l'indebolimento dei loro occhi. Siffatta questione venne presa in considerazione dall'Assessorato alla Istruzione della città di New York nel 1912 e venne esercitata una grande pressione per darvi attuazione. L'unico medico a recarsi presso l'Assessorato all'Istruzione e a raccomandare il metodo di cura che aveva guarito e prevenuto la vista imperfetta negli scolari senza l'uso degli occhiali fui io.

La mania degli occhiali ha coinvolto anche i lattanti. Ciò è del tutto sbagliato e, nel corso degli anni, si sono assommate le prove che la vista imperfetta è curabile senza occhiali. La maggior parte di noi è interessata al benessere dei bambini e si affanna e indaga sui dati di fatto. La professione medica ha trascurato il suo dovere: si è compiuta un'opera insigne nello studio e nella prevenzione della febbre gialla e di altre malattie, ma, arrivati agli occhi, i dottori si limitano a consigliarci gli occhiali. Le mie ricerche in questo campo hanno dimostrato molti fatti di grande importanza pratica.

In primo luogo tutti i ragazzi al di sotto dei dodici anni con vista imperfetta, possono essere curati senza gli occhiali. Lancio questa sfida: se c'è un solo bambino che non può essere curato con il mio trattamento, ho torto su tutto. Non ci sono deroghe e, quando un'affermazione non ha eccezioni, possiamo definirla verità.

I bambini possono essere curati non soltanto da me, ma dai genitori, dagli insegnanti, da chiunque abbia vista normale, mentre non possono essere assistiti da persone che abbiano vista imperfetta. Gli insegnanti nelle scuole pubbliche vi sono riusciti mettendo in pratica, con i bambini, i miei consigli, facendo leggere loro quotidianamente, un occhio alla volta, la tabella di Snellen, fino alla riga alla quale riescono ad arrivare, dedicandovi, nella maggior parte dei casi, solo pochi minuti ogni giorno. I ragazzi, la cui vista è già normale, necessitano di leggerla giornalmente, per un minuto o anche meno, solo per prevenire tensione oculare e vista imperfetta.

Un giorno feci visita ad una classe e chiesi all'insegnante: - Può indicarmi i bambini che hanno problemi di vista? - Ella scelse un certo numero di allievi che riteneva avessero vista imperfetta. In tutti i casi la sua scelta era stata determinata dal modo in cui i bambini utilizzavano i loro occhi: alcuni li strizzavano, altri li sforzavano in modi differenti.

Misurai la vista di questi bambini e la trovai imperfetta. Poi consigliai all'insegnante di invitare gli alunni ad usare gli occhi senza tensioni, senza fare alcuno sforzo per vedere. Le dissi: "Così facendo, si accorgerà come essi siano in grado di vedere bene, appena utilizzano i loro occhi semplicemente, senza sforzo".

Con sua grande sorpresa, tutti lessero la tabella con vista normale. Alcuni di questi bambini indossavano occhiali. Quando li tolsero, inizialmente la loro vista era difettosa, ma, dopo aver riposato gli occhi, chiudendoli per cinque minuti o più, essa migliorò notevolmente. In una classe l'insegnante rilevò che tutta la scolaresca aveva vista imperfetta, ma mostrando loro come riposare gli occhi, chiudendoli ed evitando lo sforzo, la loro vista migliorò e tutti, con una sola eccezione, raggiunsero una vista perfetta. Appresi che, poche settimane più tardi, anche quest'unico ragazzo aveva conseguito la guarigione. E' impossibile curare questi bambini mentre utilizzano gli occhiali.

Nonostante il mio entusiasmo, non mi sembrava corretto interferire con bambini che erano già in cura con un altro dottore, mentre indossavano gli occhiali prescritti da quest'ultimo. Naturalmente non mi si poteva biasimare se i bambini perdevano i loro occhiali e stavano bene senza.

Andrebbe sottolineato che gli insegnanti che portano gli occhiali hanno una percentuale maggiore di allievi con vista imperfetta rispetto a quelli di vista buona che non indossano occhiali. Perché mai? Ciò è dovuto al fatto che i bambini, essendo istintivamente grandi imitatori, non solo riproducono, consapevolmente o meno, lo sguardo teso degli occhi degli insegnanti con vista imperfetta, ma prendono a modello anche la tensione di tutti i nervi del corpo. Per il bene degli scolari, nelle scuole pubbliche o private, nessun insegnante con gli occhiali o con vista imperfetta dovrebbe aver cura dei bambini.

I genitori che indossano gli occhiali sono sottoposti quasi continuamente ad una tensione nervosa. Si può dimostrare, in qualunque caso, che gli occhi dei bambini tendono a sforzare e la vista diventa difettosa perché la maggior parte, se non la totalità di essi, consapevolmente o meno, imita lo sforzo nervoso dei propri genitori. Il futuro del nostro Paese è nelle mani dei bambini e credo che dovremmo fare ogni sacrificio possibile per il loro benessere.

E' stato dimostrato che tutte le persone, da me sottoposte a controllo e che portavano occhiali, erano curabili senza di essi. Ho dimostrato che gli occhi di tutte le persone miopi si normalizzano se guardano una parete vuota senza cercare di vedere. La stessa cosa si verifica in tutti gli altri casi, così nell'ipermetropia come nell'astigmatismo, senza eccezioni.

Si può sempre dimostrare che, quando l'occhio sano con vista normale compie uno sforzo per vedere in lontananza, si miopizza, anche in questo caso, senza eccezione alcuna. Quando l'occhio normale compie uno sforzo per vedere al punto prossimo, tende a diventare, e di fatto diventa, meno miope e produce una certa quantità di ipermetropia.

Anche nell'astigmatismo si può sempre dare dimostrazione dello sforzo in atto. Una persona può produrre volontariamente, nell'occhio normale, ogni tipo di vista imperfetta compiendo lo sforzo a ciò necessario. L'occhio normale è sempre a riposo e non fa nulla per vedere. Se si fa qualcosa è sempre qualcosa di sbagliato che invariabilmente produce problemi di vista. Questo è ciò che indicano il trattamento e la prevenzione. Il trattamento ha buon esito solo quando si raggiunge un rilassamento perfetto.

Ogni dottore che porta gli occhiali, come ogni bambino, ogni uomo o donna, deve compiere uno sforzo per adattare gli occhi agli occhiali, come è dimostrabile in ogni caso. Di certo questa campagna per il benessere degli occhi può, o dovrebbe essere, guidata da medici professionisti e sento che stiamo venendo meno al nostro dovere quando trascuriamo di studiare e praticare questi metodi che curano la vista imperfetta senza l'ausilio degli occhiali.

La vista imperfetta solitamente è contagiosa. Gli attori sul palcoscenico non sentono il bisogno degli occhiali. Provate ad immaginare dei divi dell'opera prodursi in una rappresentazione indossando degli occhiali spessi: lo sforzo rovinerebbe la musica.

Molte persone hanno paura della luce. Proteggono i loro occhi con occhiali scuri, quando vanno in spiaggia usano ombrelloni e parasoli; nei paesi tropicali sono assai diffusi cappelli speciali, che si ritiene prevengano gli effetti nocivi del sole.

Contabili e persone che lavorano con luce artificiale indossano aggeggi di tutti i tipi per schermare i loro occhi dalla luce artificiale. La luce del sole è dannosa? No. Naturalmente dopo essere rimasti in una stanza buia ed essere passati improvvisamente all'intensa luce del sole, si percepisce il cambiamento e, se il soggetto è del tutto teso, l'effetto della luce sugli occhi viene potenziato in modo esagerato. Alcune persone ritengono che leggere in piena luce solare, col sole che batte sulle pagine, danneggi gli occhi. Essi lamentano che la luce abbagli i loro occhi.

Conosco un contadino che, per quindici anni, non era stato capace di dare nemmeno una bracciata in piena luce naturale. Si lamentava che la luce lo accecava e così, per la maggior parte del tempo, restava in una stanza buia e non era felice quanto avrebbe potuto. Aveva una famiglia numerosa e, nella loro comprensione, anch'essi erano convinti di ciò che egli faceva e lo ammonivano di proteggersi gli occhi. Se qualcuno apriva la porta all'improvviso e lasciava entrare la luce esterna, ci si precipitava a richiuderla e a proteggere quell'uomo dalla luce.

Costui venne da me con gli occhi ben coperti e protetti da qualsiasi luce potesse colpirli. Oscurai la stanza e lo feci guardare verso il basso, quando ebbe rivolto gli occhi il più possibile in quella direzione, sollevai la palpebra superiore e focalizzai una forte luce sul bianco del suo occhio, prima una luce artificiale e poi la luce potente del sole.

L'effetto fu miracoloso. L'uomo sorrise e girò per la stanza, guardò fuori dalla finestra, si mise il capello, camminò per strada e ritornò sentendosi un campione. In seguito gioì sempre della luce, invece di soffrirne. Tutto ciò di cui aveva bisogno era un piccolo incoraggiamento. Focalizzando la luce forte sui suoi occhi con l'aiuto della lente solare e facendolo appropriatamente, non gli si provocò dolore né disagio alcuno.

Conosco un uomo di razza bianca che vive nel Borneo, un'isola tropicale. Quest'uomo va in giro senza copricapo ed ebbe modo di dirmi che gli indigeni non indossano cappelli, né risentono del sole e ciò che va bene per la gente del posto senza dubbi va bene e funziona anche per lui. Egli ha vissuto in quei luoghi quaranta anni e più e il sole non gli provoca alcun danno. Ha mai avuto un colpo di sole? No. Qualcun altro è mai stato colpito da insolazione in Borneo? Non ci sono testimonianze a riguardo. Nel Canada nord occidentale, d'estate, il sole è molto forte e le messi maturano in pochi mesi. Si coltiva un grano eccellente in quei posti. Si è mai saputo di qualcuno colpito da insolazione mentre lavorava nei campi di grano?

Nella città di New York, di tanto in tanto, durante la stagione calda, i giornali danno notizia di casi di insolazione. Sono stato chiamato ad assistere tali casi. Un buon numero di persone, che abitavano in appartamento, erano state male durante la stagione più calda e sono assolutamente sicuro di aver creduto, molti anni fa, di stare curando episodi dovuti a colpi di sole. E' davvero strano, ma molti di quei pazienti non avevano mai visto il sole e la maggior parte di loro aveva un alito che sarebbe stato molto invidiato all'epoca del proibizionismo.

Non credo che nessun giocatore di baseball o di tennis, nonostante il faticoso allenamento nel pieno splendore della luce del sole, abbia mai sofferto di conseguenze dannose per l'esposizione solare. La maggior parte dei giocatori di tennis non indossa un copricapo per proteggersi gli occhi dal sole e occorre avere una vista valida per disputare una buona partita di tennis. Quando essi battono il servizio, la luce del sole spesso brilla direttamente nei loro occhi e, nonostante il sole, i più abili sono capaci di indirizzare la pallina con molta precisione.

Molti anni fa, prestai ascolto ai più vecchi e saggi fra gli uomini che si occupavano degli occhi ed essi lamentavano che si dovesse fare qualcosa per evitare che i bambini giocassero all'aperto, in pieno sole, senza alcuna protezione sul capo. Adesso abbiamo meno pregiudizi e curiamo la tubercolosi nei bambini esponendone al sole non solo il capo e gli occhi, ma l'intero corpo scoperto e ho compreso che è un trattamento molto giovevole. I minatori che vedono il sole di rado, soffrono perennemente di malattie oculari. Tutte le persone che indossano occhiali scuri ed evitano la luminosità della luce del sole hanno sempre problemi agli occhi.

Una volta, molti anni fa, ebbi una paziente che era stata ricoverata presso un ospedale di New York per due anni, in una stanza oscurata e con gli occhi bendati con una fascia nera, in maniera tale che nessun raggio di sole potesse assolutamente raggiungere i suoi occhi. Al termine della terapia, fu dimessa dall'ospedale in condizioni peggiori rispetto a quando vi era entrata. La curai facendola abituare a guardare il sole: sulle prime fu temporaneamente accecata, disse che non aveva più percezione di alcuna luce, ma in poche ore si riprese e avvertì che i suoi occhi stavano meglio.

La misi in guardia, consigliandole di procedere gradatamente, di non prendere troppo sole tutto in una volta e di aspettare il momento in cui si fosse maggiormente abituata. Lei non prestò attenzione alle mie parole e proseguì accecando nuovamente i suoi occhi tutti i giorni, con un miglioramento rapidissimo della sua vista, fino a quando, in non più di una settimana, fu in grado di guardare direttamente il sole senza avvertire alcun disturbo. La sua vista che, con gli occhiali, era pari a un decimo della media, dopo il trattamento con il sole divenne normale, senza occhiali.

Alcuni scienziati di Boston hanno condotto esperimenti sugli occhi dei conigli. Facendo convergere la luce potente del sole direttamente nei loro occhi e esaminandone la retina al microscopio, con loro grande sorpresa, non hanno riscontrato alcun problema. Hanno provato con forti lampade a scarica ad alta densità, constatando che la retina era rimasta intatta. Hanno adoperato tutte le luci conosciute sugli occhi di questi animali e, in nessun caso, la luce ha provocato lesioni.

Circa dieci anni fa la rivista "Scientific American" pubblicò una serie di articoli riguardanti gli effetti della luce sugli occhi, riportando che alcuni raggi erano nocivi. Verificai i fatti e scoprii che l'autore dell'articolo aveva tralasciato di menzionare le eccezioni.

Di recente un mio conoscente mi ha detto di aver visto, negli scorsi tre mesi, settantaquattro casi di patologie oculari dovute ad esposizione alla luce potente dell'arco elettrico. Ho detto a quell'uomo che aveva avuto un'esperienza inconsueta, ma, in cuor mio, sapevo che non era sincero.

CONCENTRAZIONE

Per molti anni, per primi i miei insegnanti quando frequentavo la scuola e quindi i miei professori all'università, hanno fatto riecheggiare nella mia testa il concetto che, per ottenere le cose e realizzare una vita di successo, occorre mettere in pratica la concentrazione. Di recente, a New York, ho ricevuto un volantino da parte di un uomo che teneva conferenze molto seguite, si trattava dell'invito a partecipare ad un convegno dal titolo "Concentrazione: la chiave di volta per il successo". All'incirca nello stesso periodo, uno dei miei pazienti soffriva moltissimo a causa dei problemi della vista, egli aveva comprato un libro di cinquecento pagine sulla concentrazione, per migliorare vista e memoria.

Per molti anni, di quando in quando, pazienti dalle facoltà della Columbia, di Yale, Harvard, Princeton, Cornell e di altre università sono venuti da me per farsi curare gli occhi. Tutti costoro affermano non solo di essere incapaci di utilizzare gli occhi per qualsiasi periodo di tempo, ma anche di stare male in tantissimi altri modi, fisicamente e mentalmente, con i tutti i nervi a pezzi. Si lamentano di aver perduto il potere di concentrasi.

Approfondendo, ho scoperto che invariabilmente essi hanno insegnato la concentrazione. Mi fa un immenso piacere pareggiare i conti con costoro, poiché queste sono le persone che provocano così tanti problemi visivi. Si può dimostrare che tutte le persone con vista imperfetta stanno tentando di concentrarsi. Ho più volte pubblicato e descritto i dati che dimostrano, in modo decisivo, che la concentrazione degli occhi è impossibile.

Cercare di compiere l'impossibile è uno sforzo, uno sforzo spaventoso, il peggiore che l'occhio possa sperimentare. Moltissime persone teorizzano che la concentrazione è un ausilio e che, se fossimo tutti in grado di concentrarci, staremmo tutti quanti meglio. Il problema è che la concentrazione è una teoria e non un fatto. Se cercate di concentrare la vostra mente su una parte di una delle lettere più grandi della tabella di Snellen, posta a dieci o venti piedi (mt 3-6) di distanza, si può dimostrare che lo sforzo fallisce e la vista diventa imperfetta.

La stessa cosa vale per la memoria e per l'immaginazione. Il dizionario dice che la concentrazione è uno sforzo di fissare la mente su di un punto. Ho verificato su moltissime persone: nessuna di loro è stata mai in grado di riuscirvi per un certo periodo di tempo e il risultato è sempre nocivo per gli occhi, per la memoria, per l'immaginazione e, più in generale, per i nervi del corpo. Se i professori della concentrazione fossero saggi, eviterebbero di cercare di metterla in pratica: questo è il solo modo per impedire inconvenienti.

TRATTAMENTO

Se avete una vista imperfetta e desiderate raggiungere una vista normale senza occhiali, vi consiglio di tenere a mente pochi dati di fatto. In primo luogo, l'occhio sano non gode di vista normale costantemente, pertanto se, nei primi tempi, notate delle ricadute non vi scoraggiate. Innanzitutto misurate la vista di ciascun occhio con una tabella di Snellen posta a venti piedi (mt 6), poi chiudete gli occhi e riposateli. Copriteli, almeno per un'ora, con una o con entrambe le mani, in modo tale da escludere tutta la luce, quindi aprite gli occhi per un attimo e controllate di nuovo la vista con tutti e due gli occhi aperti.

Se avete riposato gli occhi, la visione dovrebbe risultare temporaneamente migliorata, se non lo è, significa che avete ricordato o immaginato le cose imperfettamente e sotto tensione. Con gli occhi a riposo, chiusi e coperti, con la mente stessa a riposo, non dovreste vedere assolutamente nulla, tutto dovrebbe essere nero. Se vedete colori - rosso, verde, blu o sprazzi di luce - invece di riposare gli occhi, li state sforzando.

Alcune persone, quando chiudono gli occhi, lasciano andare la mente e pensano a cose gradevoli da ricordare, a cose che riaffiorano alla mente senza volontà e che vengono ricordate rapidamente, facilmente e perfettamente. Alcuni pazienti hanno grande difficoltà a migliorare la propria vista chiudendo gli occhi e cercando di riposarli. Se non ci riuscite, chiedete a qualcuno con vista perfetta di spiegarvi che il riposo degli occhi è un aiuto e di mostrarvi come fare.

Quando le persone con occhi sani hanno vista normale, non avvertono dolore, disagio, emicrania o stanchezza. Quando una persona con vista imperfetta chiude gli occhi e li riposa efficacemente, il suo occhio, proprio in quel momento, diventa normale. Quando questa persona guarda in lontananza e ricorda una lettera, un colore o un oggetto perfettamente, gli occhi sono normali e la vista è perfetta. Questo è un fatto degno di nota che è stato verificato in migliaia di casi ed è sempre dimostrabile.

Uno dei modi più rapidi e soddisfacenti di migliorare la vista è l'immaginazione perfetta. L'occhio normale alla distanza di venti piedi (mt 6) immagina, e vede, una piccola lettera delle identiche dimensioni alle quali è vista alla distanza di un piede (cm 30). Al contrario, l'occhio con vista imperfetta di solito vede una lettera distante venti piedi (mt 6) più grande di quanto essa sia in realtà.

L'occhio normale immagina il bianco di una tabella di Snellen, posta a venti o dieci piedi (mt 6-3) di distanza, altrettanto bianco di quanto esso appare alla distanza di un piede (cm 30). L'occhio con vista imperfetta vede il biancore della tabella meno bianco oppure sfumato nel grigio.

Le parti centrali delle lettere sono immaginate dall'occhio normale più bianche delle altre parti della tabella, mentre l'occhio con vista imperfetta le immagina meno bianche rispetto ai margini della tabella. Persone con vista imperfetta sono state guarite molto rapidamente dimostrando loro tali fatti e incoraggiandole ad immaginare le lettere allo stesso modo in cui le immagina l'occhio normale.

Quando si legge una stampa di piccole dimensioni su un giornale o su un libro, l'occhio normale è in grado di immaginare gli spazi bianchi tra le righe, più bianchi di quanto essi siano in realtà. Quanto più bianchi saranno immaginati gli spazi, tanto più nere e distinte diverranno le lettere.

Le persone con vista difettosa non immaginano gli spazi bianchi tra le righe della stampa minuta che stanno cercando di leggere, più bianchi rispetto ai margini della pagina. Costoro non divengono capaci di leggere la stampa minuta, fin quando non sono in grado di immaginare gli spazi bianchi tra le righe più bianchi di quanto essi siano in realtà.

Quando le persone con visione normale si trovano in momenti di vista buona, sono sempre in grado di vedere una lettera, o parte di essa, meglio di tutto il resto. E' impossibile vedere allo stesso tempo un'intera lettera perfettamente, se ne devono immaginare al meglio le singole parti. Persone con vista imperfetta, quando guardano una riga che non riescono a leggere, scoprono di non vedere meglio una parte della riga di lettere, ma di vedere piuttosto la maggior parte della riga di un grigio pallido, senza separazione tra le lettere.

Per fissazione centrale si intende la capacità di vedere meglio dove si sta guardando. Quando qualcuno vede una lettera piccola distintamente o perfettamente, si può dimostrare che, mentre la lettera appare vista tutta simultaneamente, si sta vedendo, o immaginando, al meglio una sola parte per volta. Quando l'occhio normale vede bene, in realtà ciò che vede è un'illusione, per cui su un'intera riga vedrà meglio una lettera o una parte di lettera per volta.

Noi non vediamo le illusioni, le immaginiamo. La fissazione centrale è una verità senza eccezioni e tuttavia è tutta immaginazione. Più vicina alla perfezione è l'immaginazione, più vicine alla perfezione saranno la vista e la fissazione centrale.

E' interessante rendersi conto che la verità sulla visione, in tutte le sue manifestazioni, non obbedisce alle leggi della fisiologia, dell'ottica o della matematica e cercare di spiegare, in maniera plausibile, perché o come si verificano queste cose è una perdita di tempo, in quanto non credo che nessuno possa riuscire a spiegare le varie manifestazioni dell'immaginazione.

La maggior parte delle persone ha un'immaginazione sufficientemente buona per assicurarsi la guarigione, se solo l'adoperasse. Ciò che vediamo è solo ciò che pensiamo o immaginiamo di vedere. Quando immaginiamo correttamente, vediamo correttamente; quando immaginiamo imperfettamente, vediamo imperfettamente.

Le persone con vista imperfetta incontrano difficoltà ad immaginare di vedere perfettamente, alla distanza di venti piedi (mt 6), la stessa lettera che vedono bene alla distanza di un piede (cm 30) o anche meno.

Si può dimostrare che, quando qualcuno ricorda perfettamente una lettera, non può allo stesso tempo ricordarne un'altra imperfettamente. Lo stesso è vero per l'immaginazione e per la visione. Questo dato di fatto è di importanza massima nella cura della vista imperfetta senza occhiali. Se si può ricordare perfettamente un'immagine mentale di una lettera, in ogni momento e in qualsiasi posto, anche l'immaginazione e la vista di tutte le lettere guardate è perfetta.

Si può migliorare la memoria ricordando una lettera alternativamente con gli occhi chiusi, per parte di un minuto o anche più, e poi aprendo gli occhi e ricordando la stessa lettera per una frazione di secondo. Sfortunatamente è vero che molte persone con vista imperfetta sono incapaci di ricordare o immaginare perfettamente figure mentali. Il trattamento di questi casi è complesso.

Un paziente, guardando un cuscino bianco, lo vedeva senza alcuna difficoltà. Pensava di vederlo tutto in una volta. Quando chiuse gli occhi non riusciva a rievocare un'immagine mentale del cuscino.

Mentre aveva gli occhi aperti, richiamai la sua attenzione sul fatto che non aveva visto l'intero cuscino ugualmente bianco nello stesso tempo, ma che i suoi occhi si erano spostati da un angolo che vedeva al meglio ad un altro angolo, o ad un'altra parte del cuscino, e che era riuscito a immaginare al meglio una piccola parte del cuscino stesso. Con gli occhi aperti non poteva vedere bene contemporaneamente due angoli del cuscino. Egli doveva guardare con fissazione centrale, cioè un'unica parte al meglio, per poter vedere perfettamente. Consigliai che, chiudendo gli occhi, ricordasse in questo stesso modo il cuscino: un angolo o una piccola area al meglio per volta.

Per la prima volta in vita sua, egli immediatamente ottenne un'immagine mentale del cuscino. In seguito divenne capace di ricordare o immaginare una figura del cuscino con gli occhi chiusi, attenendosi allo stesso metodo. Divenne capace di crearsi un'immagine mentale di una lettera, riscontrando sempre di non poter ricordare l'intera lettera simultaneamente, per l'impedimento originato da uno sforzo evidente.

Ricordando l'immagine mentale di una lettera, alternativamente con occhi chiusi e poi aperti per una piccola frazione di secondo, mentre guardava una parete vuota su cui non vi era nulla da vedere, fu in grado di rievocare l'immagine delle lettera altrettanto bene di quanto vi riusciva con gli occhi chiusi.

Ebbe bisogno di molte ore di esercizio prima di poter ricordare perfettamente la lettera mentre guardava un qualunque punto in prossimità della tabella di Snellen, poiché non poteva ricordare perfettamente una lettera e immaginarne imperfettamente un'altra sulla stessa tabella, senza perdere l'immagine mentale della prima. In altre parole non si può, allo stesso tempo, immaginare qualcosa perfettamente e qualcos'altro in modo imperfetto.

Dopo che un paziente è divenuto in grado, in condizioni favorevoli, di ottenere un'immagine mentale altrettanto bene con gli occhi aperti, quanto con gli occhi chiusi, la guarigione si può raggiungere in un tempo ragionevole. Un paziente, ad esempio, non riusciva a leggere la lettera più grande della tabella di Snellen a più di tre piedi (mt 1), ma, allenandosi con il ricordo dell'immagine mentale di una lettera, alternativamente ad occhi chiusi ed aperti, fu guarito definitivamente in poche settimane.

In un primo tempo, perfino con occhiali molto forti, non otteneva che una visione pari a un decimo della norma, ma, con l'aiuto delle immagini mentali, fu in grado di leggere senza occhiali la linea contrassegnata sulla tabella di Snellen con il numero dieci. Gli scolari al di sotto dei dodici anni, che non hanno mai portato gli occhiali, possono facilmente essere guariti dai loro insegnanti in due settimane o anche meno.

E' molto importante che tutti i pazienti che desiderano essere guariti dalla vista imperfetta scartino gli occhiali e non li indossino più, nemmeno in situazioni d'emergenza. Non si dovrebbero usare nemmeno gli occhiali da teatro. Girare senza occhiali quanto meno ha il vantaggio di agire da stimolo per il paziente a porre in essere il metodo esatto per assicurarsi la miglior vista possibile.

LA PREVENZIONE DELLA MIOPIA NEGLI SCOLARI

Circa quindici anni fa, introdussi in molte scuole della città di New York il mio metodo per la prevenzione della miopia negli scolari. In un anno studiai le documentazioni relative a ventimila bambini che erano stati controllati prima e dopo la cura. Dimostrare una proposizione negativa, provare che una cosa non si verifica in conseguenza di un'altra, è un'impresa ardua o impossibile. Quando consigliai il mio trattamento per gli scolari, sostenni che ogni bambino che avesse applicato il metodo appropriatamente, avrebbe visto meglio e che, indipendentemente dell'entità e dalla durata del difetto visivo, la vista sarebbe sempre migliorata.

Dichiarai che, se ci fosse stata una sola eccezione, il mio metodo sarebbe stato al più una semplice ipotesi di lavoro o una teoria e che sarei stato in errore su tutto quello che avevo sostenuto. Poichè la vista di tutti i bambini che hanno usato il metodo è migliorata, è evidente che, in quei bambini e in quel momento, la vista imperfetta, dovuta alla miopia, era stata prevenuta.

Di volta in volta ho pubblicato le documentazioni sui risultati del mio metodo per la prevenzione della miopia nei bambini. Questi dati sono custoditi negli archivi dell'Accademia di Medicina di New York e possono essere consultati da chiunque.

Nel 1912, su tale argomento, ho letto all'Associazione medica del distretto di New York una relazione, nella quale affermavo che tutti i bambini con vista e occhi normali che compiono uno sforzo per vedere in lontananza, diventano temporaneamente, o più continuativamente, miopi. Non ci sono eccezioni.

Se un oftalmologo esperto può dimostrare che sono in errore, anche in un solo caso, allora l'intera affermazione che ho fatto sulla miopia è sbagliata. Questa verifica si può effettuare nello studio o nella clinica di detto oculista e i dati di fatto sono riscontrabili con l'ausilio di un retinoscopio, uno strumento adoperato per misurare il grado di miopia eventualmente prodotto dall'occhio.

Un gran numero di illustri oculisti di New York era presente a quest'incontro. Poiché avevo inviato loro copia della mia relazione due settimane prima di leggerla, costoro sapevano che avrei fatto quest'affermazione e che avrei lanciato questa sfida. Sarebbe stato molto semplice per ognuno di loro verificare la cosa e stabilire se avessi avuto torto o ragione, ma quando il Presidente dell'Associazione li invitò a dibattere sul mio intervento, rifiutarono di replicare o di sconfessarlo pubblicamente.

Ho la documentazione relativa a molte persone che hanno buttato via gli occhiali e che attualmente hanno vista perfetta con occhi normali.

Loro lo hanno fatto.
Tutti possono farlo.
TU puoi farlo.


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L'USO DELLA LENTE SOLARE

Adoperando la lente solare, è bene abituare gli occhi del paziente alla luce forte, facendolo sedere al sole con gli occhi chiusi, al tempo stesso egli dovrebbe muovere lentamente il capo da parte a parte, per evitare il disagio del calore. La luce risplende attraverso le palpebre abbastanza da provocare, in diverse persone, un profondo disagio iniziale ma, dopo poche ore di questo tipo di esposizione, essi riescono ad aprire gradualmente gli occhi per una certa ampiezza, senza contrarli. Quando questo risultato è stato raggiunto, servendosi di una lente solare, si può focalizzare la luce sulle palpebre chiuse, procedimento che risulterà dapprincipio molto sgradevole. Quando il paziente riesce ad aprire gli occhi, lo si fa guardare più in basso possibile e, in tal modo, la pupilla sarà protetta dalla palpebra inferiore. In seguito, sollevando delicatamente la palpebra superiore, risulterà esposta solo la parte bianca dell'occhio e i raggi del sole colpiranno direttamente questa parte del bulbo oculare. Quindi si può passare ad usare la lente solare sulla parte bianca dell'occhio. Bisogna fare attenzione a spostare la lente rapidamente da una parte all'altra. Il tempo impiegato a focalizzare la luce sul bianco dell'occhio non deve mai superare pochi secondi. Quasi immediatamente dopo questo trattamento, il paziente riuscirà a spalancare bene gli occhi in piena luce.


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Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole