Better Eyesight - Febbraio 1930 - N. 8





© - Tutti i diritti riservati
Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

VEDERE LE COSE IN MOVIMENTO

Nel momento in cui la vista è perfetta, la persona è in grado di notare che ogni oggetto guardato sembra muoversi. Una lettera, vista al punto prossimo oppure in lontananza, sembra muoversi leggermente in svariate direzioni. Camminando, il suolo ci viene incontro e gli edifici sembrano spostarsi in senso opposto a quello del nostro corpo. Leggendo, la pagina sembra muoversi in direzione inversa rispetto a quella degli occhi. Se si cerca di immaginare gli oggetti immobili, la vista ne risulta immediatamente indebolita e si possono avvertire disagio e dolore, non solo agli occhi e alla testa, ma anche in altre parti del corpo.

Di regola il movimento è talmente lieve da essere rilevato di rado, prima che vi sia richiamata l'attenzione, ma può avere una evidenza tale, da poter essere facilmente percepito anche dalle persone dalla vista notevolmente imperfetta. Per esempio, se tali persone pongono la mano entro una distanza di sei pollici (cm 15) dal volto e girano la testa e gli occhi con sveltezza da un lato all'altro, la mano sembrerà muoversi in direzione inversa rispetto a quella degli occhi. Osservando questo movimento, diventa possibile vederne o immaginarne uno meno evidente e così, per gradi, il paziente riuscirà a percepire il lieve spostamento di tutti gli oggetti guardati. Alcune persone con vista imperfetta sono state curate soltanto immaginando continuamente di vedere le cose muoversi.

Il mondo è in movimento. Lasciate che si muova. Tutti gli oggetti si muovono, se consentite loro di farlo. Non interferite con tale movimento, né tentate di bloccarlo. Ciò non può avvenire senza uno sforzo che danneggia l'efficienza dell'occhio e della mente.

Torna all'indice

L'OSCILLAZIONE

del dott. W.H. Bates

Quando oggetti fermi vengono immaginati spostarsi nella medesima direzione del movimento del capo o degli occhi, oppure in quella inversa, mentre entrambi i talloni restano poggiati al suolo, parliamo di oscillazione. Se invece si sollevano i talloni, la definizione non è più oscillazione, bensì dondolio. Il movimento apparente degli oggetti immobili può essere orizzontale, verticale oppure nelle varie direzioni laterali. L'oscillazione è un procedimento validissimo, in quanto favorisce il rilassamento o il riposo in maniera molto migliore rispetto ai vari altri metodi. Di fatto, questa conclusione si può trarre in via così generale, da indurmi a cercare di far praticare l'oscillazione invariabilmente a tutti i pazienti, appena cominciano il trattamento.

L'oscillazione può essere eseguita con rapidità o con lentezza e con un moto ampio oppure breve. Quando la si pratica, gli oggetti distanti sono percorsi con lo sguardo più o meno completamente e questo ci spiega come mai si ottenga il riposo. Se è ben eseguita, tutti gli oggetti fermi guardati sembrano muoversi, in tal caso l'oscillazione, sia essa breve o lunga, solitamente migliora la vista, anche nei pazienti con cui gli altri metodi hanno fallito.

Pazienti affetti da insonnia ricevono molto sollievo dall'oscillazione. Ben presto essi riescono a dormire durante la notte e ad assicurarsi il miglior riposo possibile. Nella quasi totalità dei muscoli corporei della maggior parte delle persone dalla vista imperfetta si riscontrano sforzo perenne e tensione. Anche i nervi sono sottoposti ad uno sforzo che danneggia la loro efficienza. Eseguendo appropriatamente l'oscillazione, si alleviano la fatica, il dolore, la nausea e anche altri sintomi e si determina sempre un sollievo, sia dallo sforzo di veder, sia dal fissare lo sguardo o dal concentrarsi.

L'occhio normale necessita di rilassamento o riposo e non gode permanentemente di vista normale. Mentre è a riposo, la vista è sempre normale. Non è detto che ciò che i pazienti fanno per migliorare la vista raggiunga lo scopo. Ci sono molti modi di far progredire la vista ricorrendo all'oscillazione, purché essa sia eseguita esattamente. Mi torna in mente una paziente che, circa dieci anni fa, venne da Londra per ottenere sollievo da un dolore, acuto e costante, agli occhi e alla testa. A Londra, non erano riusciti ad aiutarla e le avevano consigliato di recarsi da me. Quando la visitai, era in una condizione pietosa, per il dolore persistente che spesso avvertiva durante tutte le ore del giorno e della notte. Nel sonno, molte persone non si accorgono del proprio stato di sofferenza e il segnale tipico, al mattino, non appena il paziente si risveglia, è quello appunto di avvertire il dolore.

Per la maggior parte del tempo durante il quale questa paziente era cosciente, contemporaneamente, ma in modo inconsapevole, poneva in essere una fissazione eccentrica. La osservai e le feci notare che, quando praticava l'oscillazione muovendo gli occhi in direzione opposta rispetto a quella del capo, ne derivava un fortissimo sforzo, che risultava molto doloroso. Ciò costituisce un ulteriore esempio del fatto che molto di quanto può essere posto in essere correttamente si può eseguire anche erroneamente. Non conosco un dolore più violento di quello che si avverte muovendo gli occhi in direzione contraria rispetto a quella del corpo. Bisogna contrastare questo modo di eseguire le oscillazioni, a causa dei suoi esiti negativi in termini di dolore e di altri sintomi. Quando questa paziente eseguiva bene le oscillazioni, il dolore svaniva.

Un medico mi scrisse del suo figlioletto di dieci anni, il quale vedeva bene con l'occhio sinistro, ma molto poco con il destro, a causa del danneggiamento del centro della retina. A seguito di un infortunio, egli aveva perso la visione centrale di quest’occhio e si poteva constatare il deterioramento della retina, per un'estensione circolare pari a circa un quarto delle dimensioni della papilla ottica. Quando fu visitato con l'oftalmoscopio, si rilevò che, per un'area corrispondente ad un ottavo della papilla del nervo ottico, il centro della vista era completamente compromesso. Per circa sei mesi, il ragazzo venne curato e, con mio grande stupore, praticando le oscillazioni, la sua vista migliorò e tornò normale nell'occhio infortunato, senza nessun altro trattamento.

Una terza paziente fu curata per uno scotoma al centro del campo visivo. La vista dell'occhio sinistro era normale, mentre quella del destro era molto indebolita. La causa principale della vista anormale del suo occhio destro era ascrivibile all'infiammazione della retina e della coroide. Aveva consultato molti medici e la maggior parte di costoro le aveva detto, molto esplicitamente, che avrebbe perso la vista all'occhio destro e, in seguito, sarebbe divenuta completamente cieca. Quando giunse da me, l'apprensione l'aveva resa quasi nevrotica e, con le lacrime agli occhi, mi implorò di aiutarla. In quel periodo stavo ottenendo risultati eccellenti grazie alle oscillazioni ed essendo pienamente consapevole che non le avrebbero potuto nuocere in alcun modo, non ebbi esitazioni nel proporgliele. Tempo due settimane ed ella fu guarita, ottenendo una vista perfetta in entrambi gli occhi.

Circa quindici anni fa, una signora anziana venne fatta accomodare nel mio studio. Sembra che avesse vagato in tutto il Paese, consultando famosi oftalmologi, senza però riuscire ad ottenere soccorso. Riferì di dolore perenne, permanente stanchezza, insonnia e di molti altri sintomi che non era in grado di precisare. Mi disse che, se fosse riuscita ad individuare il suo problema, ci sarebbero state delle probabilità di ottenere un sollievo. Costei avvertiva sintomi fastidiosi, talmente numerosi ed assortiti, da non riuscire a risalire all'origine del suo malessere. Ogni dottore che l'aveva visitata, aveva ammesso di non individuare la sua patologia. La sua vista in distanza era buona e, sebbene ultracinquantenne, non era presbite e riusciva a leggere i caratteri diamond posti a sei pollici (cm 15) velocemente, facilmente e senza disagio. Infatti, talvolta era capace di leggere per l'intera notte senza avvertire stanchezza, ma accusava alcuni disturbi che non riusciva a descrivere. In altre parole, nemmeno lei sapeva cosa avesse.

La prognosi formulata da alcuni medici era stata il sopraggiungere della cecità, nel tempo di due o tre anni. Altri ritenevano che sarebbe trascorso solo un anno, prima che fosse diventata del tutto cieca. Confessai alla signora che nemmeno io sapevo quale fosse il suo problema, ma, anche senza pervenire ad una diagnosi, o senza risalire alla causa del suo disturbo, ritenevo potesse guarire. Poi le dissi: “Metta il suo dito davanti alla parte inferiore del mento e muova la testa e gli occhi da un lato all'altro. Quando eseguirà correttamente questo movimento, potrà immaginare il dito muoversi e sopravverrà il sollievo da tutti gli svariati problemi di cui soffre”.

La paziente cominciò a mettere in pratica le mie indicazioni e, osservandola da vicino, fu molto semplice riuscire a farle muovere il capo e gli occhi come dovuto. L'oscillazione alleviò grandemente tutti i disturbi lamentati e consentì la liberazione da molti dei disagi da cui era affetta.

Una signora venne da Washington per curare l'infermità e la cecità della parte centrale dell'occhio destro. Il sinistro era quasi normale e con vista buona. Le era stato detto che il destro era infiammato a tal punto che il sollievo dai sintomi probabilmente avrebbe richiesto un lungo periodo di tempo, di molti mesi. Quando muoveva leggermente la testa e gli occhi da parte a parte, la tabella di controllo, posta a 5 piedi (mt 1.5) di distanza, e anche gli altri oggetti fermi sembravano spostarsi in senso opposto. Ma non appena moveva il suo occhio destro verso sinistra, mentre spostava il capo in direzione inversa, insorgevano il dolore e la vista imperfetta. Dopo poche settimane, praticando quotidianamente l'oscillazione, la sua vista ritornò normale in entrambi gli occhi

Torna all'indice

I MOTIVI D'INSUCCESSO DEI PAZIENTI

di Emily A. Bates

A pagina 15 del mio libro "Storie dalla clinica" si trovano consigli che, se seguiti dai pazienti, consentono loro di procedere correttamente nell'applicare il trattamento per i propri occhi.

Il primo consiglio è il seguente: "Se, con l'assistenza del dottore, la vista del paziente migliora ed egli, quando lascia lo studio, trascura di eseguire quanto gli viene detto di fare a casa, la cura non produce alcun beneficio. Quel progresso visivo rimane solo temporaneo. La pratica diligente migliora la vista in permanenza riportandola alla normalità". Ciò non significa che, per dare esecuzione alle indicazioni impartite per il miglioramento della vista, ci si debba esercitare ogni volta per ore, piuttosto che si dovrebbe dedicare alla pratica quanto più tempo possibile, senza farla diventare un impegno gravoso.

In numerosissimi articoli, abbiamo ribadito che la misurazione della vista con una tabella di controllo richiede un solo minuto e che, se il paziente si allena pochi minuti al mattino, ne riceverà un notevole aiuto nel corso della giornata. Durante il giorno, se, per una qualsiasi ragione e in un qualsiasi momento, si produce uno sforzo, il ricordo di una delle lettere che sono state viste perfettamente sulla tabella di controllo, in genere allevia completamente i sintomi dello sforzo e del disagio. Talora il sollievo permane solo per uno o due minuti, ma, se il paziente riesce a tenere a mente di richiamare quel ricordo più volte al giorno, il miglioramento visivo si assesta per un periodo maggiore. Perfino in presenza di errori di rifrazione o di malattie organiche, per effetto del ricordo di una lettera conosciuta o di un oggetto noto, che siano stati visti chiaramente, i sintomi si attenuano.

La maggior parte delle persone, addirittura coloro i quali non hanno problemi con i propri occhi, grazie al ricordo di una scena piacevole oppure di un magnifico colore, ricordati senza sforzo, provano sollievo dalla tensione e dal disagio avvertito in altre parti del corpo. Ci sono alcune tinte che determinano sforzo mentale e, al tempo stesso, provocano un abbassamento della vista. Il verde, indipendentemente dalla sfumatura, è di regola riposante e rilassante per la mente e per gli occhi. Personalmente, quando avverto uno sforzo mentale, riesco a rilassarmi istantaneamente pensando a una sfumatura di verde Nilo o ad un qualunque oggetto di questo colore.

Probabilmente riuscirò a farmi capire meglio, riferendo un caso di ipermetropia in una donna di cinquant'anni, la cui vista era indebolita sia al punto prossimo che in lontananza. A volte, soffriva di un dolore e di un disagio molto intesi agli occhi. Verificai la sua percezione dei colori, adoperando filati di sfumature diverse che mantenni in vista alla distanza di circa dieci piedi (mt 3) dai suoi occhi. Costei indossava un leggero abito fantasia, con una combinazione di varie sfumature di marrone, tannino e giallo. Riconobbe le varie tinte delle fibre tessili che, di volta in volte, le mostravo e, quando le piazzai davanti una fibra di tonalità nera, ella esclamò:
"Che buffo che io non gradisca in particolar modo il nero".

Questo fatto costituì una complicazione. Per anni, il dottore aveva aiutato i pazienti con la memoria del nero, in genere ricordato ad occhi chiusi. Da qualche tempo, eravamo riusciti ad ottenere buoni miglioramenti nella cura degli occhi dei pazienti, facendo ricordare loro i colori ad occhi chiusi o facendo immaginare un punto più nero di un altro e viceversa. Avevo intenzione di ricorrere a un trattamento del genere per questa signora, adoperando proprio i due punti. Istantaneamente accantonai questo proposito e meditai di aiutarla in qualche altro modo. Alcune delle nostre tabelle di controllo hanno righe rosse e verdi che, in alcuni casi, risultano di grande aiuto nel potenziare la vista del paziente, in particolare per le lettere più piccole, alla distanza di dieci piedi (mt 3) o anche più. Metterla alla prova con queste tabelle e migliorare la sua vista con la memoria delle righe verdi non solo beneficò i suoi occhi, ma alleviò anche i sintomi di dolore e di disagio di cui talvolta aveva sofferto.

Al nostro secondo incontro, ella mi riferì dei progressi che aveva fatto con l'allenamento domestico. Amava disegnare, attività che le consigliai di proseguire, e quindi, per passatempo, mentre praticava il metodo, utilizzava per i suoi disegni pastelli di colore assortito. Portò con sé i suoi disegni e li trovammo stupendi. Quel giorno indossava un abito nero e, per tutta la durata del trattamento, dovetti pazientemente ascoltare venti minuti di racconto dell’infelicità che aveva attraversato la sua vita, della preoccupazione che le creavano alcuni dei suoi familiari e di quanto le fosse difficile conservare la serenità.

Le misurai la vista e risultò pressappoco la stessa di quando avevo cominciato il trattamento. Illuminai la stanza più del consueto, sia con la lampada termica che con l'illuminazione da soffitto che abbiamo nel nostro studio. Passai quindi a verificarle la vista dei colori alla distanza di quindici piedi (mt. 4.5), adoperando nuovamente i tessuti, e, mentre impiegava un po’ di tempo in più a nominare esattamente i colori, finalmente mi riuscì di farle dimenticare i suoi problemi e le sue preoccupazioni familiari. Volli assicurarmi del collegamento fra il mutamento del suo umore e l’abito nero, perciò glielo nominai e le dissi di ricordare il nero mentre eseguiva il palming. Invece di tranquillizzarsi, parlò ininterrottamente del suo dolore e degli interventi chirurgici cui era stata sottoposta nel corso del tempo e l’unico modo nel quale potetti calmarla fu dirle che ne avevo subiti diversi anch’io e che non me ne preoccupavo più. Le chiesi se avesse letto il libro di Irvin Cobb sulle operazioni e le raccontai alcune delle storie divertenti di questo libretto. Si accorse immediatamente che non mi interessava parlare di operazioni.

A questo punto, ciò che mi preme chiarire è che il colore ha una grande connessione con lo sforzo mentale. Credo che le persone siano molto più felici ora che, per le nostre case, si scelgono combinazioni di colori più luminosi.

Qualche tempo fa, ebbi un paziente ultrasessantenne che soffriva, quasi in permanenza, di sdoppiamento della vista. Vedeva singolarmente gli oggetti di grosse dimensioni, ma quelli piccoli erano sempre raddoppiati. La lettura della tabella di controllo non gli risultò semplice, perciò coprii tutte lettere ad eccezione di una. Dopo che la ebbe nominata correttamente, la lettera venne occultata e se ne scoprì un’altra. Se guardava la tabella più a lungo di una frazione di secondo, senza voltare il capo a destra o a sinistra, vedeva sempre la lettera sdoppiata. Spostare rapidamente lo sguardo dalla singola lettera alla parete vuota sull’altro lato del nostro studio, lo aiutò, quando tornava a volgersi alla lettera, a vederne una sola, senza più sdoppiamento. Gli fu detto di allenarsi con la tabella, praticando uno spostamento lungo e, quando invece guardava qualsiasi altra cosa, sia più vicina che distante, di spostare lo sguardo solo di uno (cm 2,54) o due pollici verso destra o verso sinistra.

Questo paziente non si presentò regolarmente per il trattamento, ma, per circa un anno, venne saltuariamente, fin quando fu finalmente guarito dalla sua diplopia. Quando, esternamente alla propria abitazione, eseguiva l'oscillazione del corpo, era aiutato dall’assortimento di fiori che crescevano lì accanto. Spostandosi da sinistra verso destra e ricordandosi di battere le palpebre, vedeva i fiori al loro posto e non più sdoppiati, come si era verificato per anni a causa del suo problema.

Attualmente abbiamo una bambina che si sta sottoponendo al trattamento per la cecità di un occhio.
Ha in entrambi la cataratta, ma sul tessuto corneale del sinistro è presente anche una cicatrice. Apparentemente l’occhio sinistro non vedeva nulla, poiché l’esame con l’oftalmoscopio non consentiva di cogliere alcun riflesso rosso. Le furono collocati davanti pupazzetti di colori diversi e, appena nominava ciascuno degli animaletti, questi venivano adagiati sul pavimento, ad una distanza di cinque piedi (mt 1,5) o più. A questa distanza, talvolta sbagliava a riconoscerli e più cercava di vedere il giocattolo in lontananza, più la sua vista si indeboliva.

Le insegnai il dondolio lungo, facendole ridurre l'ampiezza fino a praticare una breve oscillazione del corpo e consigliandole di battere le palpebre durante il movimento. In seguito, quando gli animaletti vennero situati pochi piedi più in là, divenne capace di nominarli esattamente, ma solo se, per prima cosa, pronunciava il colore del pupazzo. Mentre oscillava, semplicemente battendo le palpebre ella ricordava, per meno di un minuto, il colore dell'animaletto che le veniva chiesto di nominare. Quando invece non le si rammentava di battere le palpebre o di oscillare, sbagliava a riconoscerli.

Mentre i pazienti sono sottoposti al trattamento, è bene che ci sia qualcuno nella stanza, in special modo se, fuori dal nostro studio, si assumerà il compito di aiutarli. I presenti possono accorgersi immediatamente degli errori di alcuni pazienti, ad esempio quando, anche solo per una frazione di secondo, fissano lo sguardo. E' necessario ricordare continuamente al paziente che, per ottenere un beneficio permanente, quando lascia il nostro studio non deve dimenticare di eseguire i consigli ricevuti.

Non riuscire a ricordare un colore con gli occhi chiusi indebolisce la visione e determina l'insorgere della vista imperfetta. Non ricavarsi il giusto tempo per la pratica o per la lettura quotidiana della tabella è un errore e determina insuccesso. L'allenamento quotidiano è fondamentale, a prescindere dal tempo ridotto che vi si dedica. In definitiva, il metodo Bates è educazione dell'occhio. Trascurare per un giorno la cura di occhi che hanno bisogno di diligenza affinché la vista migliori è come trascurare di preparare la lezione quotidiana a scuola o di svolgere qualsiasi occupazione che richieda uno studio o una pratica giornaliera. Nella maggior parte dei casi, quando, grazie all'assistenza di un educatore visivo, si ottiene un miglioramento nella vista, esso è solo transitorio, ma è sufficiente per incoraggiare il paziente a continuare con la pratica, fin quando la vista diventa normale. I pazienti che guariscono in un'unica visita sono quelli che conservano il rilassamento e il riposo che è a fondamento del metodo.

Quando il paziente non trascura la sua pratica giornaliera, le malattie dell'occhio, come l'atrofia del nervo ottico, l'irite, il glaucoma e la cataratta, ricevono sempre un beneficio. La vista del paziente che soffre di problemi organici è di solito molto debole. Quando la vista migliora grazie al rilassamento e al riposo, tutte le malattie organiche si attenuano.

Torna all'indice

RESOCONTO DI UN CASO

(Nota dell'Editore - Riteniamo che la lettera che segue risulterà interessante per i nostri lettori. Il dott. Rath, 115 Francis St., Jackson, Mich., ha terminato di recente un corso di formazione e, come dimostrato dalla seguente relazione su un caso, sta già facendo uno splendido lavoro)

Cari dottore e signora Bates,
ho pensato che potrebbe interessarvi sapere come sto procedendo con il ragazzino che aveva avuto tanti medici. Lo chiamiamo "il piccoletto dei quaranta dottori". In realtà il suo nome è Stanley e, quando suo padre venne per la prima volta da me, era sul punto di perdere completamente le speranze. Sottolineò che Stanley viveva in un mondo tutto suo. Non giocava molto con gli altri ragazzi, proprio perché non riusciva a vedere e, quando non era a scuola, Stanley trascorreva la maggior parte del suo tempo con la mamma.

Il medico scolastico lo aveva iscritto Stanley alla "Scuola per la protezione degli occhi" dove si utilizzavano solo libri stampati in grosse dimensioni.

Il padre di Stanley non era contento di quest'ultimo dottore e non sapeva veramente cosa fare. Ne parlò con il dirigente della fabbrica in cui lavorava e lui lo indirizzò da noi per un parere. Poiché, proprio in quel momento, stavo facendo ritorno, pieno di ispirazione, dal civico 18 est della 48a Strada , gli dissi di condurmi il ragazzo e di farmelo vedere. Finora l'ho incontrato appena dieci volte. Ora legge la riga inferiore della tabella con la C, bianca con le lettere nere, con visus 10/10 e l'ultima riga della piccola tabella per il controllo da vicino. Non vi riesce con molta rapidità, però legge.

Vorrei che lo vedeste praticare il "dondolio lungo". Lo fa con una grazia incantevole.

L'ultima volta che vennero, sua madre mi disse che, da quando aveva intrapreso il "Sistema Bates", anche il colorito di Stanley era effettivamente mutato. I vicini si stavano accorgendo del grande cambiamento del ragazzo e la madre e il padre volevano iscriverlo alla scuola normale. Non so come realizzeremo questo proposito, poiché probabilmente non crederanno che riesca a vedere sufficientemente bene. Gli ho fatto portare uno dei libri che adoperano nella scuola normale e lo legge senza la minima difficoltà. Gioca con gli altri ragazzi e mi dice che, durante le partite, non solo vede la palla, ma riesce anche a colpirla.

Ogni volta che viene da me, Stanley ci vede un poco meglio. La prima volta che lo vidi era avvilito, ora è contento e ottimista.

Sto procedendo meravigliosamente bene con il "Sistema Bates" e se non temessi di scrivere una lettera lunga e noiosa, vi racconterai altre cose.

Cordiali saluti,
John A. Rath.

P.S. - Ho dimenticato di precisare che, quando Stanley fu accompagnato per la prima volta da me, vedeva tutti i colori dell'arcobaleno, in prevalenza il verde. Questa anomalia ha avuto termine del tutto.

Torna all'indice

AVVISI

Di recente il dott. Bates e la Central Fixation Publishing Company, hanno ricevuto numerose lettere da persone che sono state sottoposte infruttuosamente a trattamento da praticanti che non hanno frequentato il corso di formazione del dott. Bates e non capiscono nulla del metodo.

Il dott. Bates impartisce un corso di addestramento a dottori, insegnanti, infermieri e altri che desiderino esercitare professionalmente il suo metodo. Al termine del corso, gli allievi riceveranno un certificato che li autorizza a portare la propria assistenza ad altri, applicando il metodo Bates. Coloro che desiderino ulteriori informazioni le possono richiedere scrivendo direttamente al dott. Bates, al n. 18 Est della 48a Strada, New York.

Desideriamo informare i sottoscrittori dell’abbonamento alla nostra rivista che la pubblicazione di “Better Eyesight” cesserà dopo il numero di Giugno 1930, per consentire al dottor Bates e alla signora Bates di dedicare più tempo alla stesura di un nuovo libro, che illustra esclusivamente la terapia, per il quale, durante lo scorso anno, c’è stata una grandissima richiesta. Comunque, continueranno ad accettarsi ordini d’acquisto per le prossime restanti uscite. Preghiamo tutti coloro che gradiscano essere avvisati della pubblicazione di nuovi libri, di inviarci cortesemente il proprio recapito, che verrà incluso nel nostro archivio

Torna all'indice

ANNUNCIO

Il dott. Bates è lieto di presentare gli allievi che hanno recentemente completato i suoi corsi di formazione e che sono vivamente raccomandati a chiunque desideri avvalersi della loro assistenza:

Sig.na Clara M. Brewster,
Studio 6,
Aquila Court, Omaha, Nebraska.

Sig. Fred Baechtold,
633 Hudson Ave.,
West New York, New Jersey.

Mr. Baechtold sarà lieto di visitare pazienti che desiderino essere sottoposti a trattamento domiciliare. Gli appuntamenti potranno essere fissati telefonicamente al numero 7735 di Palisade.

Torna all'indice

L'USO DELLA LENTE SOLARE

Adoperando la lente solare, è bene abituare gli occhi del paziente alla luce intensa, facendolo sedere al sole con gli occhi chiusi. Al tempo stesso egli dovrebbe muovere lentamente il capo da parte a parte, per evitare il disagio del calore. Attraverso le palpebre, la luce risplende abbastanza da provocare, in diverse persone, un profondo disagio iniziale ma, dopo poche ore di questo tipo di esposizione, essi riescono ad aprire gradualmente gli occhi per una certa ampiezza, senza contrarli.
Quando questo risultato è stato raggiunto, servendosi di una lente solare, si può focalizzare la luce sulle palpebre chiuse, procedimento che risulterà dapprincipio molto sgradevole. Quando il paziente riesce ad aprire gli occhi, lo si fa guardare più in basso possibile e, in tal modo, la palpebra inferiore proteggerà la pupilla.
In seguito, sollevando delicatamente la palpebra superiore, risulterà esposta solo la parte bianca dell'occhio e i raggi del sole colpiranno direttamente questa zona del bulbo oculare. Quindi si può passare ad usare la lente solare sulla parte bianca dell'occhio. Bisogna fare attenzione a spostare la lente rapidamente da una parte all'altra.
Il tempo impiegato a focalizzare la luce sul bianco dell'occhio non deve mai superare pochi secondi. Quasi immediatamente dopo questo trattamento, il paziente riuscirà a spalancare bene gli occhi in piena luce.

Torna all'indice





HomeTorna all'Home Page


















Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole