Better Eyesight - Maggio 1930 - N. 11





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Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

METODI EFFICACI NELLA CURA DELLA PRESBIOPIA

La cura della presbiopia, come quella di qualsiasi altro errore di rifrazione, consiste nel riposo, raggiunto da molti pazienti presbiti con la semplice chiusura degli occhi, protratta per il tempo necessario a sentirsi sollevati: da pochi minuti a mezz'ora o anche più. Alla riapertura degli occhi, per pochi secondi, si osserva della stampa di piccole dimensioni. Alternando questo riposo con le occhiate alla stampa minuta, presto molti pazienti riescono a leggerla alla distanza di diciotto pollici (cm 45) e, con l'esercizio costante, possono ridurre questo spazio fino a sei pollici (cm 15) a luce fioca. Le prime volte si riuscirà a leggere per un istante. In seguito per tempi più lunghi, fino a poterlo fare ininterrottamente. Se il metodo non funziona, occorre provare con il palming, associato all'uso della memoria, dell'immaginazione e dell'oscillazione. Risultati particolarmente buoni si sono raggiunti con la seguente procedura:

chiudete gli occhi e ricordate la lettera O in carattere diamond, con lo spazio interno bianco quanto l'amido e il bordo più nero che sia possibile;

quando il bianco centrale raggiunge la massima intensità, immaginate che la lettera si muova e che tutti gli oggetti, non importa quali siano le rispettive dimensioni, si muovano con essa;

aprite gli occhi e continuate a immaginare il dondolio universale;

alternate l'immaginazione dell'oscillazione ad occhi aperti e ad occhi chiusi;

quando l'immaginazione con gli occhi aperti è altrettanto buona di quella ottenuta chiudendoli, la cura sarà conclusa.

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CAUSA E CURA DELLA PRESBIOPIA

del dott. W.H. Bates

Presbiopia è il nome attribuito alla perdita, di regola dopo i 40 anni d'età, della capacità di utilizzare, senza l'ausilio di occhiali, gli occhi al punto prossimo.

I libri di testo insegnano che si tratta di un’evoluzione normale, ma è notevole il fatto che molti altri problemi oculari spesso si originano in coincidenza con la sua comparsa, oppure si sviluppano poco più tardi. Molti casi di glaucoma hanno inizio all'incirca in questo periodo e così molti casi di cataratta e di infiammazione interna all'occhio. I pazienti affetti da presbiopia hanno un’alta probabilità di contrarre congiuntiviti. Sono anche soggetti a congestione e ad emorragia nell'occhio. In un paziente, all’insorgere della presbiopia, si manifestarono parecchi problemi muscolari, un accentuato sdoppiamento delle immagini e fu colpito da tre esaurimenti nervosi in rapida successione. Fu sottoposto ad intervento a causa delle sue condizioni muscolari e intraprese esercizi con i prismi, ma ne ricavò un sollievo minimo. In un altro caso, nel momento in cui non fu più capace di leggere senza occhiali, per una paziente cominciarono le sofferenze dovute alla contrazione dei muscoli facciali, alla congestione della congiuntiva e ai mal di testa persistenti. Lo sforzo era di tale intensità da costringerla a tenere gli occhi parzialmente chiusi e gli occhiali non mitigavano il suo disagio.

Prima della comparsa della presbiopia, non aveva mai avuto problemi di questo tipo.

Secondo l'interpretazione comunemente accettata, la perdita della vista da vicino in età matura è da attribuirsi all'indurimento del cristallino, ma è completamente impossibile accordare i fatti con questa teoria, in quanto, non solo la presbiopia può manifestarsi molto prima dei quarant'anni e perfino durante l'infanzia, ma addirittura spesso essa ritarda oltre i cinquanta anni e talvolta non insorge affatto. Ci sono anche casi in cui la visione da vicino, dopo essersi indebolita, viene recuperata. Ci viene detto che la presbiopia si manifesta presto nell'occhio ipermetrope (di vista lunga) e con maggior ritardo nell'occhio miope (di vista corta), che l'indurimento precoce dei cristallini e l'indebolimento del muscolo ciliare (che si ritiene sia responsabile dell'accomodazione) possono determinare la sua insorgenza in età giovanile e che l'ingrossamento del cristallino nella cataratta incipiente possa giustificare il ripristino della vista da vicino dopo la sua perdita; ma ci sono anche molti casi ai quali queste spiegazioni non possono applicarsi.

E' vero che l'ipermetropia accelera e la miopia previene o ritarda l'insorgere della presbiopia e, come la miopia può essere presente in un solo occhio, senza che il paziente ne sia consapevole, così egli può ritenere che la sua vista sia normale così al punto prossimo come in lontananza. Comunque, ci sono casi in cui, in entrambi gli occhi, la vista si è conservata assolutamente normale ben oltre l'età della presbiopia e un numero considerevole di casi del genere sono giunti sotto la mia osservazione. Uno fra essi, un uomo di sessantacinque anni, esaminato alla luminosità limitata di un interno, risultò in possesso di un visus di 20/10. In altre parole, poteva vedere in misura doppia rispetto a quella che ci si può aspettare da un occhio normale. Costui leggeva anche i caratteri diamond a meno di sei pollici (cm 15) e ad altre distanze, anche superiori ai diciotto pollici (cm 45). Rispondendo all'interrogativo su come fosse arrivato a godere di una capacità visiva così insolita per la sua età o, per meglio dire, per qualsiasi età, disse che, quando aveva circa quarant'anni, aveva cominciato ad avvertire, a tratti, difficoltà nella lettura. Si rivolse ad un ottico che gli consigliò gli occhiali.

Nonostante ciò, non poteva rassegnarsi al fatto che gli occhiali fossero necessari, poiché, a volte, riusciva a leggere perfettamente anche senza di essi. La questione lo incuriosì al punto da indurlo a osservare i fatti, cosa che le persone fanno di rado. Dapprima notò che, quando cercava insistentemente di vedere, sia al punto prossimo che in lontananza, la sua vista invariabilmente peggiorava, e, più intensamente ci provava, peggio vi riusciva. Provò quindi a guardare le cose senza sforzo, senza tentare di vederle. Provò anche a riposare gli occhi, chiudendoli per cinque minuti o più, oppure allontanando lo sguardo dalla pagina che desiderava leggere o dall'oggetto in lontananza che avrebbe voluto vedere. Queste accortezze miglioravano sempre la sua vista e, attenendosi ad esse, non solo recuperò una vista normale, ma la conservò per venticinque anni.

"Dottore," mi disse concludendo il suo racconto "quando i miei occhi sono riposati e indisturbati, la mia vista è sempre buona e mi dimentico del tutto di loro. Quando la sensazione che mi comunicano è spiacevole, non riesco a vedere così bene e allora procedo a riposarli, fin quando li sento di nuovo a posto".

La realtà è che la presbiopia è dovuta ad uno sforzo. Si tratta di uno sforzo analogo a quello che determina l'ipermetropia, ma ne differisce per il fatto di riguardare principalmente la vista al punto prossimo. Questa conclusione può essere dimostrata con il retinoscopio. Quando una persona presbite cerca di leggere, il retinoscopio mostrerà che l'ipermetropia è presente, ma, quando guarda un oggetto distante, il retinoscopio evidenzierà che i suoi occhi sono normali oppure che l'ipermetropia è diminuita. La retinoscopia simultanea è resa problematica nel caso di un paziente che sta leggendo, in quanto non solo la pupilla è contratta, ma, per individuare l'ombra, è necessario che, per tutto il tempo, il paziente guardi in una certa direzione, cosa non semplice. Risulta difficile anche misurare la rifrazione, mantenendo una lente a lato dell'occhio in modo che l'osservatore, ma non il paziente, possa guardarvi attraverso. Comunque, con un sufficiente amore per la verità, queste difficoltà possono essere superate.

Lo sforzo che produce la presbiopia è accompagnato da una tensione, più o meno accentuata, di tutti gli altri nervi del corpo e da essa derivano i numerosi sintomi fastidiosi di cui soffrono i pazienti presbiti. Gli occhiali, neutralizzando gli effetti dell'azione scorretta dei muscoli, possono permettere al paziente di leggere, ma non possono alleviare nessuna di queste tensioni. Al contrario, di solito le aggravano ed è verificabile nell'esperienza pratica che, dopo che il paziente ha cominciato ad indossarli, la vista peggiora rapidamente. Quando le persone ricorrono agli occhiali perché non sono in grado di leggere la stampa minuta, spesso, in un paio di settimane, si ritrovano a non riuscire, senza di essi, nemmeno nella lettura della stampa ordinaria che prima risultava loro del tutto agevole. Ogni tanto l'occhio si oppone in maniera sbalorditiva alle condizioni artificiali che gli vengono imposte dalle lenti, come nel caso di una signora settantenne che, nonostante gli occhiali le stancassero gli occhi e le sfocassero la vista, li aveva portati per venti anni, conservando tuttavia l'abilità di leggere i caratteri diamond senza di essi. Questo è comunque molto inconsueto. Di regola, gli occhi vanno di male in peggio e, se il paziente vive sufficientemente a lungo, può essere quasi certo di contrarre qualche grave malattia che evolve così frequentemente nella cecità che, attualmente, circa la metà dei non vedenti del nostro Paese risulta essere ultrasessantenne. I presbiti che sono soddisfatti dal sollievo ricevuto dagli occhiali dovrebbero tener presente questo dato.

La presbiopia si cura, proprio come gli altri errori di rifrazione, con il riposo. Ma c'è una grande difformità nel modo in cui i pazienti rispondono a questo trattamento. Alcuni guariscono molto in fretta, perfino in un tempo così ridotto quanto quindici minuti, altri sono molto lenti, ma, di regola, il sollievo si ottiene in tempi ragionevoli.

Una delle mie prime guarigioni dalla presbiopia, fu conseguita in meno di quindici minuti, con l'aiuto dell'immaginazione. Il paziente aveva portato occhiali per dieci anni. Quando gli mostrai un brano in carattere diamond e gli chiesi di leggerlo senza occhiali, mi disse di sapere che le lettere erano nere, ma che gli apparivano grigie.

"Se sa che sono nere, eppure le vede grigie" dissi "significa che le immagina grigie. Provi ad immaginarle nere. Ci riesce?"

"Si" disse "Riesco ad immaginarle nere" e immediatamente procedette nel leggerle.

In un altro caso un paziente fu guarito semplicemente chiudendo gli occhi per mezz'ora. Sua moglie fu curata allo stesso modo e quando, sei mesi dopo, rividi la coppia, non avevano avuto ricadute. Entrambi avevano portato gli occhiali per più di cinque anni.

Mentre, a volte, curare la presbiopia è alquanto problematico, fortunatamente è molto più semplice prevenirla. Oliver Wendell Holmes ci insegna come fare ne "L'autocrate della prima colazione" ed è sorprendente non solo che non si sia prestata la minima attenzione al suo consiglio, ma anche che non si sia tratto ammonimento dalle precise precauzioni che risultarono così benefiche nel caso che egli riporta.

"Vive attualmente nello stato di New York" dice l’autore "un vecchio gentiluomo che, accorgendosi dell'indebolimento della sua vista, prese subito ad esercitarla con la stampa più minuta e, in questo modo, si impose sull'assurda abitudine della Natura di prendersi delle libertà all'età di quarantacinque anni o giù di li. E ora questo vecchio gentiluomo si produce nelle più straordinarie prodezze con la sua penna, dimostrando che i suoi occhi reggono il confronto con due microscopi. Sarei esitante nel dire cosa riesce a scrivere sulla superficie di un nichelino, se i Salmi o invece i Vangeli, oppure sia Salmi che i Vangeli, non ne sarei certo".

Le persone, la cui vista comincia ad indebolirsi al punto prossimo o che si stanno avvicinando all'età della presbiopia, dovrebbero imitare l'esempio di questo eccezionale vecchio gentiluomo. Procuratevi un testo in carattere diamond e leggetelo ogni giorno alla luce artificiale, avvicinandolo sempre più agli occhi, fin quando è possibile leggerlo alla distanza di sei pollici (cm 15) o anche meno.

Oppure procuratevi una riduzione fotografica di un testo a stampa, che sia molto più piccola del carattere diamond, e procedete allo stesso modo. Così eviterete non solo la necessità di indossare gli occhiali per leggere e per il lavoro ravvicinato, ma anche tutti quei problemi dell'occhio che attualmente oscurano gli ultimi anni della vita.

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L'ALLENAMENTO CON LA TABELLA

di Emily A. Bates


Nota dell'Editore—Il brano seguente è tratto dal libro di Mrs. Bates "Storie dalla clinica". Sebbene la maggior parte dei nostri sottoscrittori abbia il libro di Mrs. Bates, siamo convinti che la rilettura di questi suggerimenti possa essere sempre proficua.

1. In ogni casa dovrebbe esserci una tabella di controllo.

2. La cosa migliore è appendere la tabella al muro in permanenza e in posizione ben illuminata.

3. Ogni giorno, ciascun componente della famiglia e chiunque condivida lo stesso tetto dovrebbe leggerla.

4. Occorre un solo minuto per controllare la vista con la tabella. Impiegare cinque minuti al mattino per questa pratica, sarà di grande aiuto nel corso della giornata.

5. Collocatevi a dieci piedi (mt 3) da essa e leggete fin dove vi è possibile senza sforzo o tensione. Su ognuna delle righe di lettere ci sono piccole cifre che indicano la distanza alla quale l'occhio normale riesce a leggerle. Sulla grande C, in cima alla tabella, c'è il numero 200. Perciò, la grande C dovrebbe essere vista dall'occhio normale alla distanza di duecento piedi (mt 61). Se riuscite a leggere questa lettera alla distanza di dieci piedi (mt 3), il vostro visus sarà di 10/200. Il numeratore della frazione indica sempre la distanza della tabella dagli occhi. Il denominatore corrisponde al numero della riga letta. Se alla distanza di dieci piedi (mt 3) riuscite a leggere solo la linea contrassegnata dal numero 40, la vista è di 10/40.

6. Se, per esempio, vi riesce di vedere solo la quinta riga, osservate che l'ultima lettera di quella riga è una R. Ora chiudete gli occhi, copriteli con i palmi delle mani e ricordate la R. Se ricorderete che il lato sinistro è dritto, quello destro è in parte curvo e la base aperta, otterrete una buona immagine mentale della R ad occhi chiusi. Questa figura mentale vi aiuterà a vedere la lettera immediatamente al di sotto della R, che è una T.

7. Per smettere di fissare è bene spostare lo sguardo. Se fissate la lettera T, vi accorgerete che tutte le lettere di quella linea cominceranno a sfocarsi. E' opportuno che, dopo aver visto la T, chiudiate prontamente gli occhi, poi li riapriate e vi spostiate alla prima cifra di quella riga, che è un 3. Quindi chiudete gli occhi e ricordate il 3. Chiudendo gli occhi per ogni lettera, diventerete capaci di leggere tutte le lettere di quella riga.

8. Per registrare i progressi da un giorno all'altro, prendete nota di ogni controllo effettuato.

9. Quando, con ciascun occhio, riuscirete a leggere la riga inferiore alla distanza di dieci piedi (mt 3), la vostra vista in lontananza sarà normale, ossia 10/10.

10. La distanza tra il paziente e la tabella di Snellen è una questione di importanza considerevole. Per quanto alcuni pazienti migliorino più rapidamente quando la tabella è collocata a quindici o venti piedi (mt 4,5-6) di lontananza, altri non riescono ad ottenere benefici in questa stessa posizione. In alcuni casi, i migliori risultati sono stati ottenuti avvicinando molto la tabella, in pratica ad un piede (cm 30). Altre persone dalla vista debole possono non migliorare quando la tabella dista dieci piedi (mt 3) o più, oppure un piede (cm 30) o anche meno, ma vanno molto meglio con la tabella in posizione intermedia, cioè a circa otto piedi (mt. 2,5). La vista di alcuni pazienti non migliorerà affatto a dieci piedi (mt 3), ma progredirà a un piede (cm 30). Mentre alcuni pazienti traggono beneficio dall'allenarsi quotidianamente con la tabella sempre alla medesima distanza, ci sono altri che sembrano avvantaggiarsi modificando questa misura ogni giorno.

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MIGLIOR VISTA NELLE SCUOLE

del Sovrintendente di una scuola pubblica


Nota dell'Editore—Il brano che segue è stato scritto dal sovrintendente a una scuola pubblica, il quale non solo curò i propri occhi, ma aiutò anche le infermiere ad assistere i bambini. Alle assistenti sanitarie venne concessa l'autorizzazione a frequentare la clinica, in modo da poter controllare la vista di ogni bambino e da poterne registrare gli esiti. Un'ulteriore consulenza venne fornita dal dott. Bates e da Mrs. Bates e quest'attività venne condotta in modo tale che anche coloro i quali non erano interessati al metodo Bates potessero constatare, nell'intervallo di un anno, la riduzione del numero di scolari che indossavano occhiali.

Sotto la direzione della nostra infermiera scolastica, con la tabella di Snellen, venne effettuato il controllo della vista di tutti i nostri allievi. Si cominciò una nuova sperimentazione sanitaria, una campagna per la "Vista Migliore". In una fase successiva di questa procedura sanitaria, allo scopo di verificarne l'andamento e la validità, si effettuò un secondo controllo che mostrò risultati pratici meravigliosi e pienamente efficaci. Solo lo scetticismo dei presidi, degli insegnanti e degli allievi e la mancanza di accuratezza nell'attenersi al procedimento, impedirono agli stupendi effetti ottenuti di uguagliare quelli di una novella delle Mille e una notte. Una tabella di Snellen venne collocata in permanenza nelle aule. I bambini vennero guidati a leggere, almeno una volta al giorno, le lettere più piccole che riuscivano a vedere dai loro posti, con i due occhi insieme e poi con ogni occhio separatamente, coprendo l'altro con il palmo della mano e senza esercitare pressioni sul bulbo oculare. Coloro i quali avevano la vista difettosa vennero sollecitati a leggerla con maggiore frequenza e, di fatto, dopo aver constatato che la pratica li agevolava nella lettura alla lavagna e faceva passare i mal di testa e gli altri disagi che, in precedenza, derivavano dal modo di utilizzare gli occhi, non ebbero più bisogno di incoraggiamenti.

Alcuni anni fa, l'identico sistema fu introdotto in alcune scuole della città di New York, su un campione di circa diecimila bambini. Molti degli insegnanti trascurarono l'utilizzo delle tabelle, per l'incredulità che un metodo così semplice e così totalmente discordante rispetto ai precedenti insegnamenti a riguardo, potesse ottenere i risultati auspicati. Altri, per timore che i bambini imparassero le tabelle a memoria, le riposero nell'armadietto, tranne quando dovevano essere impiegate per l'esercitazione quotidiana degli occhi. Così facendo, non solo si assunsero un compito ulteriore e superfluo, ma, in pratica, annullarono lo scopo del sistema, che è consentire ai bambini un allenamento quotidiano per la vista in lontananza, utilizzando un oggetto familiare. Comunque, una percentuale consistente dei responsabili applicò il metodo in modo razionale e costante e, in meno di un anno, riuscì a produrre dati che dimostravano come, su tremila bambini dalla vista imperfetta, più di mille l'avesse normalizzata grazie a questi metodi.

Non solo questa iniziativa non grava gli insegnanti di un'incombenza ulteriore, ma, migliorando la vista, la salute, la disposizione e l'attività mentale dei loro allievi, alleggerisce notevolmente il loro lavoro.

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DOMANDE E RISPOSTE

DOMANDA.—Mi è difficile trovare il tempo sufficiente per raggiungere il rilassamento perfetto. Cosa mi suggerirebbe?
RISPOSTA.— Per rilassarsi lei dispone dello stesso tempo che ha per sforzarsi. Pratichi per tutto il giorno il rilassamento. Ogni volta che muove la testa o gli occhi, osservi che gli oggetti fermi si spostano nella direzione inversa. Camminando in una stanza o per strada, il pavimento o il selciato sembrano venirle incontro, mentre gli oggetti ai lati si muovono contrariamente al movimento del suo corpo. Ricordi di battere le palpebre frequentemente, proprio come avviene nell'occhio normale. Sposti continuamente gli occhi da un punto all'altro, vedendo il punto guardato più chiaramente rispetto a tutto il resto. Parlando con qualcuno, non fissi lo sguardo: guardi prima un occhio e quindi l'altro, si ricordi di battere le palpebre. Sposti lo sguardo dagli occhi al naso, da una gota all'altra, quindi alla bocca e al mento, per tornare poi alla fronte.

DOMANDA.—Come mai ho solo istanti di vista perfetta? Questi flash possono diventare permanenti?
RISPOSTA.—Lei non ha perso la sua abitudine inconsapevole di fissare. Quando i metodi di rilassamento sono praticati sempre e fedelmente, gli istanti di miglioramento della vista diventano più frequenti e più duraturi, fino a quando la vista diventa buona in permanenza.

DOMANDA.—Qual è la causa della contrazione delle palpebre?
RISPOSTA.—Lo spasmo delle palpebre è provocato dallo sforzo, che è alleviato dal riposo e dal rilassamento. Il palming, il trattamento con il sole, il dondolio e il battito delle palpebre sono molto benefici.

DOMANDA.—Mi può spiegare perché, dopo aver guardato il sole, vedo dei punti gialli e blu?
RISPOSTA.—Lei si sta sforzando. Non guardi direttamente il sole, prima di aver abituato ad esso i suoi occhi. Si sottoponga al trattamento solare - si sieda in pieno sole con gli occhi chiusi. Mentre sposta lentamente il capo, lungo una breve traiettoria, da un lato all’altro, faccia in modo che il sole risplenda direttamente sulle palpebre chiuse. Esegua queste indicazioni per un'ora o più a lungo, quanto più spesso è possibile, ogni volta che il sole brilla.

DOMANDA.—E' dannoso lavorare o leggere a luce artificiale? C'è bisogno di una protezione?
RISPOSTA.—Se gli occhi sono adoperati in maniera adeguata, leggere a luce artificiale non è nocivo. Non utilizzi schermi o altre protezioni per gli occhi. Pratichi il trattamento solare.

DOMANDA.—Quando ricordo un punto nero, vedo un disco splendente con un piccolo centro nero. Così si deve vedere il punto?
RISPOSTA.—No, lei si sta sforzando. Il punto che immagina è molto imperfetto, perché ricordare contemporaneamente il punto e un cerchio molto luminoso, costituisce uno sforzo inconscio. Lei non può sforzarsi e ricordare un'area circolare chiara e, al tempo stesso, rilassarsi e ricordare un punto nero. Quando il suo cerchio vivido è evidente, tutto il resto viene ricordato sotto sforzo. Lei non può sforzarsi e rilassarsi al tempo stesso.

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AVVISI

Siamo lieti di presentare gli allievi che hanno recentemente completato i corsi di formazione e sono autorizzati a praticare il metodo Bates:

Dott. Paul J. Dodge,
911 New Industrial Trust Building,
Providence, R. I.

Dott. med. E. Schliiter (illustre specialista degli occhi),
Hamburg, Mundsburgerdamm 11,
Germania

Siamo venuti a conoscenza che gruppi di persone, senza alcuna relazione con il dott. Bates, hanno intenzione di pubblicare un periodico dal titolo “Better Eyesight”. Vogliamo precisare che qualunque utilizzo di questo titolo non è autorizzato dal dott. Bates o dalla casa editrice Central Fixation e qualsiasi rivista così denominata, ad eccezione della presente, non è pubblicata nell’interesse del Metodo Bates. Il titolo “Better Eyesight” è protetto da usi illegali.

Da luglio in poi, si dovrà aumentare il prezzo dei volumi rilegati delle annate di “Better Eyesight”. Il prezzo attuale è di 3 dollari al volume, a partire dall’annata 1923. Essi raccolgono molte informazioni preziose e vorremmo suggerire ai lettori di procurarsi il volume, o i volumi desiderati, prima del loro rincaro.

Desideriamo informare i sottoscrittori dell’abbonamento alla nostra rivista che la pubblicazione di “Better Eyesight” cesserà dopo il numero di Giugno 1930, per consentire al dottor Bates e alla signora Bates di dedicare più tempo alla stesura di un nuovo libro, che illustri esclusivamente la terapia, per il quale, durante lo scorso anno, c’è stata una grandissima richiesta. Preghiamo tutti coloro che gradiscano essere avvisati della pubblicazione di nuovi libri, di inviarci cortesemente il proprio recapito, che verrà incluso nel nostro archivio.

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L'USO DELLA LENTE SOLARE

Adoperando la lente solare, è bene abituare gli occhi del paziente alla luce intensa, facendolo sedere al sole con gli occhi chiusi. Al tempo stesso egli dovrebbe muovere lentamente il capo da parte a parte, per evitare il disagio del calore. Attraverso le palpebre, la luce risplende abbastanza da provocare, in diverse persone, un profondo disagio iniziale ma, dopo poche ore di questo tipo di esposizione, essi riescono ad aprire gradualmente gli occhi per una certa ampiezza, senza contrarli. Quando questo risultato è stato raggiunto, servendosi di una lente solare, si può focalizzare la luce sulle palpebre chiuse, procedimento che risulterà dapprincipio molto sgradevole. Quando il paziente riesce ad aprire gli occhi, lo si fa guardare più in basso possibile e, in tal modo, la palpebra inferiore proteggerà la pupilla. In seguito, sollevando delicatamente la palpebra superiore, risulterà esposta solo la parte bianca dell'occhio e i raggi del sole colpiranno direttamente questa zona del bulbo oculare. Quindi si può passare ad usare la lente solare sulla parte bianca dell'occhio. Bisogna fare attenzione a spostare la lente rapidamente da una parte all'altra. Il tempo impiegato a focalizzare la luce sul bianco dell'occhio non deve mai superare pochi secondi. Quasi immediatamente dopo questo trattamento, il paziente riuscirà a spalancare bene gli occhi in piena luce.

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Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole